Nonostante l’intervento russo l’Isis si è ripresa Palmira (Siria), già teatro di alcune di devastazioni del patrimonio archeologico e atti di vandalismo durante una prima occupazione tra il 2015 e il marzo di quest’anno quando la città sembrava essere ritornata saldamente nelle mani dell’esercito di Assad. I raid russi non sono bastati ad impedire alle forze del Califfato di riprendere la città siriana in un’offensiva massiccia e improvvisa che suona come risposta alla catena di sconfitte subite in Siria e in Iraq nell’ultimo anno.

Mentre tutta l’attenzione delle cancellerie internazionali – e dell’esercito di Damasco – era concentrata sulla battaglia di Aleppo, dove anche oggi sono continuati i bombardamenti, i miliziani hanno messo insieme una forza di migliaia di uomini che, stando ai media, ha sbaragliato la resistenza delle forze lealiste in soli quattro giorni. E ora torna l’incubo per possibili nuove distruzioni di antichi monumenti in quello che è uno dei siti archeologici più importanti del Medio Oriente e patrimonio dell’Umanità dell’Unesco.

Durante la loro prima occupazione i miliziani del Califfo Abu Bakr al Baghdadi avevano demolito l’Arco di Trionfo, i templi di Baal Shamin e di Bel, oltre a radere al suolo una prigione tristemente famosa in cui il regime aveva incarcerato e torturato migliaia di oppositori. I jihadisti avevano inoltre usato il teatro romano per le esecuzioni pubbliche e ucciso l’ex direttore del sito, Khaled al Asaad. È stato Talal Barazi, governatore della provincia di Homs, in cui Palmira è situata, a confermare a metà pomeriggio la caduta della città nelle mani dell’Isis. L’esercito siriano, ha detto Barazi parlando alla televisione Al Ikhbariya, si è rischierato fuori dalla città e “sta impiegando tutti i mezzi per impedire ai terroristi di rimanere a Palmira”.

I jihadisti si erano impadroniti già ieri di alcuni sobborghi, ma nella notte avevano dovuto indietreggiare sotto i bombardamenti russi. Secondo fonti di Mosca, 64 sono stati i raid effettuati, nei quali sono stati uccisi 300 miliziani dell’Isis. Tuttavia, le forze dello Stato islamico si sono riorganizzate e hanno sferrato il colpo decisivo. La ritirata dell’esercito siriano, ha sottolineato il governatore Barazi, è stata resa inevitabile dalle “forze superiori del nemico”. Il centro russo di monitoraggio sulla Siria ha stimato in 4.000 i miliziani che hanno partecipato all’offensiva, provenienti dalle province di Raqqa e Deyr az Zor.

Ad Aleppo, intanto, in assenza di novità sul piano diplomatico continuano i combattimenti e l’avanzata delle truppe lealiste su quel che resta dell’enclave orientale in mano ai ribelli e ai qaedisti. Altri 4.000 civili, secondo i media governativi siriani, hanno lasciato nelle ultime ore i quartieri assediati, portando a 70.000 il totale dall’inizio dell’offensiva in novembre. “Ogni giorno sono vicino, soprattutto nella preghiera, alla gente di Aleppo”, ha detto il Papa all’Angelus, facendo appello “all’impegno di tutti” perché si possa mettere fine a una guerra che ha definito “un cumulo di soprusi e di falsità”.

Articolo Precedente

Nigeria, due bambine kamikaze si fanno esplodere in un mercato di Maiduguri

next
Articolo Successivo

Turchia, sale a 44 il bilancio delle vittime dell’attentato: “In manette 118 membri del partito filocurdo Hdp”

next