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Carlo Azeglio Ciampi morto, per Salvini “è stato un traditore come Napolitano e Prodi”. Grasso: “Sciacallo”

Il segretario del Carroccio contro il presidente emerito deceduto oggi a Roma: "E' stato uno dei compici della svendita dell’Italia e degli italiani ai poteri forti, ai massoni, ai banchiere e ai vecchi finanzieri. Politicamente parlando quindi era lontanissimo da quello era l’interesse dei cittadini". Dura condanna da parte della seconda carica dello Stato e da colleghi dentro e fuori il Parlamento
Carlo Azeglio Ciampi morto, per Salvini “è stato un traditore come Napolitano e Prodi”. Grasso: “Sciacallo”
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Per Matteo Salvini Carlo Azeglio Ciampi “è stato un traditore”. Il messaggio di cordoglio del segretario del Carroccio per la morte del presidente emerito è arrivato prima via Facebook e poi è stato ripetuto in diretta su SkyTg24. “Politicamente”, ha detto, “è stato uno dei traditori dell’Italia e degli italiani, al pari di Napolitano e Prodi”. Le sue parole che hanno suscitato indignazione da parte di tutti i rappresentanti politici e che hanno spinto anche il presidente del Senato Pietro Grasso a condannare l’inopportunità di quelle parole. “Qualsiasi strumentalizzazione, anche a livello politico della sua morte non può non considerarsi alla stregua di un’operazione da sciacallo“, ha detto. “Ciampi è stato un grande statista, un grande uomo politico, un grande uomo. Quindi strumentalizzare la sua morte, anche se a livello politico, non può non considerarsi un’azione da sciacallo”. 

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Il leader del Carroccio ha motivato il suo attacco dicendo che “politicamente Ciampi è stato uno dei compici della svendita dell’Italia e degli italiani ai poteri forti, ai massoni, ai banchiere e ai vecchi finanzieri. Politicamente parlando quindi era lontanissimo da quello era l’interesse dei cittadini”. Dure le reazioni dei colleghi dentro e fuori il Parlamento. Il presidente dei senatori Pd Luigi Zanda ha annunciato che presenterà un esposto “perché si valutino tutti i possibili riflessi penali delle affermazioni di Salvini. Le sue parole sono miserevoli e inaccettabili”, ha dichiarato. Il leghista ha replicato poco dopo su Facebook: “Che paura”, si legge sul suo profilo online. “Non vedo l’ora di essere chiamato da un tribunale a spiegare perché, numeri alla mano, certi sinistri signori hanno fatto il male dell’Italia”.

Critiche anche dal Nuovo centrodestra. “L’uscita di Salvini”, ha detto il capogruppo Ncd alla Camera Maurizio Lupi, “su Ciampi è stata infelice e non rende merito alla storia della Lega e alla storia di Matteo. Essere un parlamentare significa rispettare le istituzioni e Ciampi ne è un punto di riferimento”. Il presidente della commissione Affari esteri del Senato Pier Ferdinando Casini su Twitter: “Poverino, non sa di cosa parla. Non vale la pena rispondergli”. Anche Forza Italia ha condannato il leghista: “Salvini? Un leader non parla così. Non essere ipocriti non significa essere a tutti i costi inopportuni”, ha detto il senatore azzurro Francesco Giro. Della stessa opinione il senatore Altero Matteoli: “Sono dispiaciuto della scomparsa di Ciampi, cui mi accomunavano le origini livornesi. Non si può dimenticare che è stato l’ultimo presidente della Repubblica scelto e votato di comune accordo da destra e sinistra”. “Ciampi è stato un uomo che ha illuminato le istituzioni e un grande servitore dello Stato”, scrive la deputata Daniela Santanchè. “Le alterne vicende politiche, che si susseguirono durante il suo settennato e di cui fu protagonista, non ci impediscono di ricordarlo con il dovuto rispetto”, ha infine dichiarato il capogruppo al Senato, Paolo Romani.

Dai banchi del Pd è un coro unanime di indignazione. Per la senatrice del Pd Maria Spilabotte, il leader della Lega è “un avvoltoio della politica, un politico inutile per l’Italia”. Ha rincarato la dose Emanuele Fiano: “Con Salvini non c’è limite al peggio, si vergogni”. Per Valeria Fedeli “l’aria di Pontida fa male a Salvini”. Il senatore Giuseppe Lumia, capogruppo dem in commissione Giustizia, ha  “Salvini è andato fuori sia da qualunque senso di umanità che di rispetto delle istituzioni”.

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