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Jobs act, Cgil deposita 3,3 milioni di firme per referendum abrogativi: “Ripristinare articolo 18 e cancellare i voucher”

Se supererà i passaggi in Cassazione e Corte costituzionale, la consultazione dovrebbe tenersi nella prima metà del 2017. Due quesiti riguardano la riforma Poletti, il terzo intende riesumare la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante. Pronta anche un'iniziativa di legge popolare per un nuovo Statuto dei lavoratori
Jobs act, Cgil deposita 3,3 milioni di firme per referendum abrogativi: “Ripristinare articolo 18 e cancellare i voucher”
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Ripristinare l’articolo 18 e cancellare i voucher, ribattezzati “la nuova frontiera del precariato”. E riesumare la responsabilità in solido di appaltatore e appaltante, in caso di violazioni nei confronti del lavoratore. Questi gli obiettivi dei referendum abrogativi lanciati dalla Cgil, che venerdì ha depositato 3,3 milioni di firme in Cassazione. I quesiti accompagnano la proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”, ribattezzata anche “Nuovo statuto delle lavoratrici e dei lavoratori”, messa a punto dallo stesso sindacato. Un’iniziativa sostenuta a sorpresa anche da Virginio Merola, sindaco di Bologna in forza al Pd.

Entro settembre, la Corte costituzionale dovrebbe pronunciarsi sull’ammissibilità dei quesiti e, in caso di via libera, i testi torneranno alla Cassazione, che entro la fine del 2016 dovrà certificare le firme e il superamento del quorum, che equivale a 500mila persone. In caso positivo, il governo dovrà stabilire la data dei referendum entro sei mesi. In definitiva, la consultazione dovrebbe tenersi nella prima metà del 2017.

Il primo quesito referendario intende abrogare la norma del Jobs act che ha liberalizzato i licenziamenti economici, ripristinando in questo modo il vecchio articolo 18 e ripristinando la reintegra in caso di provvedimento illegittimo. L’altra questione riguarda i voucher: concepiti per pagare prestazioni di lavoro accessorio, l’ambito di applicazione dei buoni lavoro è stato ampliato a suon di legge fino ad arrivare alla cifra record di 115 milioni di tagliandi staccati nel 2015. Un numero che ha spinto il governo a operare una stretta, ritenuta però insufficiente dai sindacati, che non a caso ha lanciato il referendum abrogativo. Anche in questo caso, si vuole cancellare una norma del Jobs act. L’ultimo quesito intende ritoccare la legge Biagi, poi modificata dalla riforma Fornero: in caso di violazioni nei confronti del lavoratore, prevede il referendum, a rispondere dovranno essere stazione appaltante e impresa appaltatrice.

“È un risultato straordinario e importante, che testimonia il consenso che le proposte della Cgil incontrano nel Paese – commenta il segretario generale Susanna Camusso – Ora attendiamo con fiducia che la Corte di Cassazione si pronunci sull’ammissibilità dei nostri quesiti referendari e siamo pronti per la prova del voto, convinti delle nostre ragioni”.

Intanto, nei prossimi tre mesi proseguirà la raccolta di firme per la proposta di legge di iniziativa popolare “Carta dei diritti universali del lavoro”. “Abbiamo raccolto oltre un milione di firme per ciascuno dei tre referendum abrogativi, possiamo fare ancora di più con le firme a sostegno della Carta. La sfida per i diritti continua continua”, conclude Camusso.

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