Alcuni commentatori internazionali definiscono il teatro di guerra in Siria una terza guerra mondiale a piccoli pezzetti, per dire che vi è un numero consistente di paesi coinvolti, che assicurano la loro presenza per procura. Non sono direttamente impegnati sul terreno ma partecipano a vario titolo, fornendo armi, sostegno logistico, istruttori militari e altro. Questa guerra così com’è può anche preludere ad un coinvolgimento massiccio di paesi e sfociare in una guerra totale?

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Cerchiamo di capire da dove può venire il pericolo. I turchi e i russi stanno combattendo in Siria indirettamente una guerra gli uni contro gli altri, portando i primi un aiuto ai gruppi ribelli che si oppongono a Bashar al-Assad e gli altri con i raid aerei, e non solo, hanno favorito la riconquista da parte dell’esercito del dittatore siriano di buona parte del terreno che avevano perso. Dopo l’abbattimento dell’aereo russo ad opera dei turchi si è registrato un indurimento dei toni tra i due paesi tale da far passare quasi sotto silenzio il grave attentato dell’Isis all’aereo russo che costò la vita a 224 persone.

Vi sono ragioni storiche che spiegano tale rivalità che rimontano ai secoli scorsi, ad un contrasto profondo tra la Russia degli zar e l’Impero Ottomano, ma oggi il punto nevralgico di tale scontro è costituito dall’appoggio di Putin ai curdi siriani che intendono costituire, a ridosso della Turchia, una zona, domani uno stato, controllando già da ora una parte importante del nord della Siria. L’attentato del 18 febbraio scorso che secondo le autorità è stato organizzato dai curdi siriani, mentre è stato rivendicato da un gruppo ultra violento e dissidente del Pkk, non ha certo contribuito a rasserenare gli animi.

In questo scenario molto teso si profila, secondo dichiarazioni non confermate ufficialmente, l’intenzione della Turchia di inviare truppe in Siria per combattere i curdi e tutti coloro che appoggiano Assad. Ma un intervento terrestre da parte dei turchi senza un appoggio aereo, sarebbe suicida, perché non bisogna dimenticare che le operazioni aeree russe in territorio siriano sono massicce. Se per follia o per calcoli sbagliati la coalizione a cui appartiene la Turchia perseguisse questo disegno, con il silenzio americano, credo ci troveremmo di fonte ad uno scenario di guerra vero e proprio che inevitabilmente coinvolgerebbe altri stati. Per ora sono le parole e atti isolati di crudeltà ordinaria, che guidano questa danza macabra, ma la storia ci insegna che basta poco per passare dalle parole ai fatti e sprofondare in un baratro di morte e distruzione allargata. Inoltre non bisogna dimenticare che la Turchia fa parte della Nato e che l’articolo 5 dell’atto fondatore prevede assistenza ad un paese che fosse attaccato.

Non è questo il caso di cui parliamo, al contrario crediamo che questa appartenenza svolgerà un ruolo benefico per spingere Erdogan a ragionare prima di compiere atti avventati. Tutti i tentativi di un cessate il fuoco non sembrano palesarsi all’orizzonte e in questa situazione fluida la Russia svolge in maniera regolare, da manuale, una intensificazione militare per potersi sedere ad un tavolo di trattative in maniera forte. A questo punto una domanda sorge spontanea: non ha fatto così anche nella crisi georgiana del 2008?

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