No alle esenzioni fiscali alle navi che imbarcano personale extracomunitario. L’appello al governo Renzi arriva dall’armatore Vincenzo Onorato, presidente di Moby Lines e proprietario della Tirrenia. In un avviso a pagamento pubblicato su diversi quotidiani, Onorato chiede che siano “aboliti tutti i privilegi fiscali a quelle navi battenti bandiera italiana, in collegamenti fra Paesi comunitari, che imbarcano extracomunitari”. Il motivo? Secondo l’armatore le aziende che li utilizzano li pagano molto meno dei lavoratori italiani, per cui godono di un vantaggio concorrenziale indebito. Di qui la richiesta di “conservare questi privilegi per le navi italiane o comunitarie che imbarcano tutti marittimi italiani o comunitari ed estenderli agli armatori del cabotaggio per le isole minori che non godono di nessun aiuto”.

L’appello nasce come risposta a quanto proposto da Confitarma, l’associazione degli armatori italiani. “Il suo presidente Emanuele Grimaldi –  scrive Onorato – sta pressando affinché i privilegi legati alla bandiera italiana vengano allargati anche a tutte le unità di bandiere comunitarie che fanno capo ad aziende armatoriali italiane o a strutture con stabile organizzazione in Italia, sostenendo che l’Unione europea potrebbe aprire un processo d’infrazione al nostro paese”. Ma il rischio secondo il presidente della Moby è che “le compagnie di navigazione italiane si trovino nella forbice di dover scegliere fra licenziare gli italiani con contratto nazionale per imbarcare extracomunitari o chiudere i battenti”. Infatti un ragazzo appena imbarcato su una nave di bandiera italiana “guadagna tra i 1600 e i 1800 euro al mese”, mentre i marittimi extracomunitari prendono “800 euro al mese anche sulle rotte nazionali”.

L’avviso a pagamento prosegue con un attacco diretto a Grimaldi, armatore e amministratore delegato dell’omonimo gruppo: “Impiega extracomunitari su ben 29 navi, anche su tratte nazionali: a bordo solo il 40% dei marittimi è italiano. Sulle restanti navi del gruppo che navigano con altre bandiere, la percentuale degli italiani scende drammaticamente sotto il 10%”. Per questo, secondo Onorato, se il governo approvasse la proposta di Confitarma aumenterebbe la disoccupazione per i marittimi italiani, in particolare nel Sud Italia.

Ma a suo avviso c’è anche un altro rischio: “Sulle navi dove è imbarcato personale italiano o comunitario e personale extracomunitario, quest’ultimo svolge i lavori alla base della scala gerarchica di bordo. Imbarcando alla base extracomunitari, si sono strappate le radici e la catena di formazione gerarchica che porta i giovani ad imbarcarsi con una prospettiva di carriera. In sintesi, sempre meno prospettive per i nostri giovani”.

In serata Grimaldi ha diffuso una nota in cui fa sapere che “Confitarma non sta facendo alcuna pressione per estendere i benefici della bandiera italiana ad unità di bandiera comunitaria. Esiste invece una procedura in corso in tal senso avviata dalla Commissione europea nei confronti del nostro Governo. L’armatore Onorato denota un’assoluta ignoranza in materia e ciò che sostiene, “da eretico” riguardo alla sua politica di occupazione di marittimi tutti italiani, è da ricondurre ad un preciso obbligo derivante da norme italiane e comunitarie che impongono l’imbarco di marittimi italiani e/o comunitari su traffici di cabotaggio nazionale. Obbligo assolto da tutti gli armatori italiani su traffici equivalenti a quelli operati dall’armatore Onorato”. Secondo Grimaldi, Onorato ha “problemi a fronteggiare la concorrenza, pur beneficiando dei privilegi fiscali – come da lui citati nel suo avviso – e, in via esclusiva, di più di 70 milioni di euro all’anno a titolo di sovvenzione su tratte coperte anche da altri armatori italiani”. Infine Confitarma chiede al governo di abolire le sovvenzioni esistenti nei collegamenti marittimi con la Sardegna, dove operano armatori italiani che garantiscono la continuità territoriale.

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