E’ il simbolo della lotta per la cannabis terapeutica in Toscana. In nome di quella battaglia, oltre a numerosi convegni, sta anche scontando 6 anni per aver coltivato canapa: si era autodenunciato. Ora Fabrizio Cinquini, il medico di Pietrasanta, in Versilia, è stato di nuovo arrestato. La sera di domenica 5 giugno i carabinieri di Forte dei Marmi lo hanno fermato in un campo del Comune versiliese, dove sta scontando la pena con l’obbligo di dimora. Cinquini stava per innaffiare 16 suoi vasi, ma è stato fermato, portato in caserma, registrato e rilasciato, in attesa di processo. Cinquini è noto da anni per le sue battaglie per migliorare l’accesso alle cure con i cannabinoidi, legali in Italia ma scoraggiate dai costi eccessivi dell’importazione dall’Olanda e da liste d’attesa troppo lunghe. Cosa si aspetta il dottore dal nuovo processo? “Temo una pena esemplare, che scoraggi tutti i malati che vogliono coltivarsi la cannabis a scopo terapeutico” confida a ilfattoquotidiano.it.

Cinquini aveva iniziato a fare ricerca e a utilizzare la cannabis a scopo terapeutico da quando ne aveva tratto beneficio nella cura dell’epatite C, contratta sul lavoro nel 1997, quando operò in emergenza a bordo dell’ambulanza un paziente col virus. Per le sue coltivazioni si era autodenunciato. Nel 2013 il chirurgo aveva già passato 5 mesi dietro le sbarre: dapprima nel carcere di San Giorgio a Lucca, dove aveva protestato per le condizioni del carcere con uno sciopero della fame; quindi all’ospedale psichiatrico giudiziario di Montelupo Fiorentino, dove è stato dichiarato sano di mente e quindi condotto al carcere di Massa, dove è rimasto fino alla sentenza di primo grado del dicembre 2013: 6 anni con obbligo di dimora nel comune di Forte dei Marmi, 30mila euro di multa e interdizione perpetua dai pubblici uffici. Due mesi dopo la legge Fini Giovanardi, su cui si basava la sentenza, è stata dichiarata incostituzionale dalla Consulta. Da un anno e mezzo Cinquini, come molti altri, era in attesa di una revisione della pena. Che non è arrivata.

Nel frattempo in sua difesa si sono mossi consiglieri regionali e alcuni deputati, con interrogazioni parlamentari in particolare da parte del M5s, ma anche di Sel. L’ultimo appello arriva da Enzo Brogi, ex consigliere regionale toscano e promotore della prima norma italiana per i farmaci cannabinoidi a carico del sistema sanitario regionale, la legge toscana numero 18 del 2012, scritta ricordando la collega Alessia Ballini, morta per un tumore che la costringeva a cercare gli spacciatori per alleviare il dolore. “Mi appello al buon senso: non gettiamo anni di ricerca del dottor Fabrizio Cinquini. Non mandiamo al macero una piccola coltivazione di piante; ibridi di quarta generazione di cannabis medicale di cui Cinquini stava studiando gli effetti antidolorifici e di controllo sulla perdita della memoria. Faccio una proposta: quelle piante, se proprio non potrà coltivarle lui, portiamole allo Stabilimento Chimico Farmaceutico Militare di Firenze. Sarebbe un atto di civiltà”.

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