Pedalare molto ma senza fretta, e possibilmente vincere l’ottavo scudetto. Il Bologna calcio firmato Tacopina/Saputo mette con fatica il piede tra l’uscio e il muro della A e rilancia con denaro sonante il progetto di conquista della massima serie del calcio italiano. Ancora vibra la traversa sotto la curva Andrea Costa su cui il puntero Melchiorri ha stampato le illusioni del Pescara di Oddo e consegnato la seria A al Bologna. Quando si vince così, dalle parti del Dall’Ara, si parla di “busoni”. E il duo presidenziale nordamericano del Bfc di quella dote lì, oltre che di contanti, pare ne abbia da vendere. “Abbiamo preso la strada lunga per arrivarci ma ci siamo riusciti. Ci pensavo sempre, anche dopo le sconfitte di Carpi e Frosinone, e sapevo che questa squadra era abbastanza forte per arrivare al traguardo della A”, ha spiegato a fine gara il chairman canadese con cravatta rossoblù annodata come in ufficio nonostante l’ora e i festeggiamenti in atto. Già, una A soffertissima. Una sequela di pareggi e sconfitte sempre più tragica: dalla lotta per il primo posto col Carpi abbandonata già a Natale 2014, alla difesa di un secondo posto gettato alle ortiche con perizia, fino all’aggrapparsi del terzo gradino del podio acciuffato dal Vicenza all’ultima giornata.

Per il Bologna, poi finito quarto nella regular season, salvato economicamente nell’ottobre 2014 dalla cordata dell’avvocato Joe Tacopina e dell’imprenditore caseario Joey Saputo, è stato un anno di lenta regressione verso il basso. Mai uno sprofondo, ma sempre un centimetro in meno ogni maledetto sabato. La A era come quei miraggi nel deserto che sembrano sempre lì a portata di mano, ma se li vuoi toccare non riesci nemmeno a sfiorarli. “Quando sono arrivato qui ho visto che c’era la grande opportunità di portare questa squadra alla gloria dei giorni passati. Sono contentissimo e da domani cominceremo a lavorare per fare una squadra competitiva per la serie A – ha proseguito Saputo – Ci sono tanti progetti dei quali abbiamo già parlato, come quello di rinnovare un po’ lo stadio. Dobbiamo lavorare piano piano, saremo qui per un po’ di tempo e dobbiamo costruire, senza fare le cose di fretta”. Frulla nella testa dei tifosi rossoblù quel motivetto che nel ritornello parla di scudetto. Sogni, per carità, ma il più spavaldo del duo presidenziale, Joe che ha risollevato la Roma, ne parla spesso e non a sproposito, lasciando le solite lagne dell’ “importante è salvarsi” ad altri colleghi meno abbienti. “Sono nervoso, ma ho fiducia – ha detto Tacopina prima del big match col Pescara – ovvio che vorrei subito la serie A, ma se non ci riusciremo il progetto non finisce. Il vero obiettivo è far tornare il Bologna una grande squadra come in passato. Il sogno è arrivare un giorno all’ottavo scudetto”.

L’avesse detto un qualunque imprenditore che sta in poltrona gold al Dall’Ara l’avrebbero canzonato. Se lo dice Tacopina invece è lecito farsi un bel viaggio nella stratosfera alta delle sette sorelle di A. Intanto il Bologna dopo un anno di B vale sicuramente il doppio dell’era Guaraldi, quei 40-50 milioni di euro contro i 20-25 di inizio anno. Solo per il mercato di gennaio, da cui è arrivato un acquisto come il portiere Da Costa e il goleador Sansone, c’erano a disposizione dieci milioni di euro. Ora per il ds Corvino serve solo la firma in fondo agli assegni di Saputo. Si sa già che nella migliore delle ipotesi la squadra andrà rifatta per tre quarti: via Cacia, Morleo, Garics, Acquafresca, Casarini, Ceccarelli e Buchel per il rientro possibile, prima di ogni altra pedina di centrocampo e difesa, di Diamanti (in tribuna durante il match col Pescara) e Gilardino. Il tempo stringe, ma le traiettorie su cui palleggiare contrattazioni e cifre sono già delineate. Una è quella di Delio Rossi che per contratto ha l’opzione per il rinnovo sulla panchina rossoblù in caso di promozione. Ricordando che l’apertura di Roberto Mancini al ranch bolognese di Saputo e Tacopina di un mese fa non è stata una boutade giornalistica ma un discorso tra gentlemen ben strutturato. I cambiamenti saranno comunque graduali. Saputo non è uomo da rivoluzioni, ma da riforme ben ponderate. Vedi il capitolo stadio che diventerà qualcosa di meno obsoleto e più moderno con qualche ritocco già per il prossimo anno.

Un tema, quello infrastrutturale, che mescola sport, politica ed economia. Soprattutto nel delicato momento in cui all’amministrazione Merola se ne succederà un’altra, sempre di area Pd, ma forse più ex Dc. Luca Cordero di Montezemolo Bologna- Pescara se l’è vista di fianco a Saputo; e poco più in là il ministro dell’ambiente Galletti, quello che a Merola sta col fiato sul collo da mesi, non si è perso uno sguardo d’intesa del chairman canadese. Anche se c’è un unico dato certo in questa nuova dimensione da “grande” del Bologna Calcio: Saputo ha i soldi. Strano a dirsi, ma da queste parti negli ultimi otto/dieci anni sembravano finiti.

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