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Charlie Hebdo: l’irritante irreverenza dell’ateo

Charlie Hebdo: l’irritante irreverenza dell’ateo
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Mentre siamo zelantemente impegnati a perlustrare occhi altrui a caccia di pagliuzze, il disequilibrio del mondo si tiene sulle travi che alloggiano nei nostri. La strage di Charlie Hebdo ha rinvigorito gli animi dei cacciatori di pagliuzze che hanno iniziato a tracciare arbitrarie identikit di quelli che identificano come avversari della libertà. Paradosso vuole che tra questi sia stato annoverato anche Papa Francesco per via di quel pugno che darebbe se qualcuno insultasse la sua mamma; e in un attimo la traduzione di questo è diventata che il Papa ha detto che sono stati loro che hanno provocato e quindi dovevano aspettarselo.

In realtà quello del Pontefice sembra essere più un tentativo di umanizzare e demitizzare le religioni e i potenziali conflitti inscritti in esse: desacralizzare quella guerra di civiltà di cui profetizzano in molti per ricondurla alla suscettibilità dell’uomo.

Molti paladini della libertà d’espressione gettano benzina sul fuoco nel tentativo di mettere  in luce l’ottusità del fondamentalismo religioso e di allargare la forbice tra ragione e fede, dimostrando quanto la prima sia superiore alla seconda. Ma non è solo il fanatismo religioso a venir messo costantemente in ridicolo, quanto piuttosto la religiosità stessa. Se Benedetto XVI nel discorso di Ratisbona diceva che l’Islam è una religione che rischia la negazione della ragione in nome della fede, il sillogismo inverso che aleggia nelle affermazioni degli integralisti atei è che chi sposa la fede, non soltanto quella islamica, rinuncia alla ragione. Anche questo dice Benedetto XVI in un altro passo del discorso, che è per l’appunto quello citato da Francesco; parla di “mentalità post-positivista, della metafisica post-positivista, che portava a credere che le religioni o le espressioni religiose sono una sorta di sottoculture, tollerate, ma sono poca cosa, non fanno parte della cultura illuminista”.

Effettivamente lo snobismo tronfio e irriverente dei “je suis ateo’ e ‘je suis mieux que toi’ è diventato in alcuni individui così pervasivo da trasformarli in fondamentalisti atei: ammantati d’illuminismo si sentono i portatori sani della libertà e si sentono in diritto-dovere di schernire tutti gli unti dalla fede. Islamica o cristiana che sia. Combattono crociate verbali sotto l’egida della ragion pura, manifestando a loro volta un’intolleranza che allontana ulteriormente credenti e non credenti; sono convinti di contribuire al progresso delle menti ma in realtà amplificano l’incomunicabilità e contribuiscono alla creazione di fazioni contrapposte.

E tutto questo ha molto poco a che fare con la libertà, che, oltre ad essere stanca di essere minacciata, è stanca di essere zitella e sogna di convolare a nozze col rispetto.

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