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Call center, Comune Roma cambia appalti di 060606 e Acea. “A rischio 700 lavoratori”

Cgil: "Ci troviamo di fronte a un cambio del fornitore solo per abbattere i costi dell'appalto". Che potrebbero passare attraverso la delocalizzazione del servizio. Quindi: "Sarebbe sufficiente che il sindaco Marino applicasse la clausola sociale per garantire l'occupazione"
Call center, Comune Roma cambia appalti di 060606 e Acea. “A rischio 700 lavoratori”
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Lavoratori e aziende di call center uniti contro il Comune di Roma. Al centro della disputa, il cambio d’appalto di due servizi telefonici: si tratta dello 060606, il centralino del Campidoglio e del call center di Acea, la multiservizi partecipata al 51% dal Comune seguito dal gruppo Caltagirone e dai francesi di Gdf. Nelle gare in questione, non sono state previste né clausole sociali, per garantire il riassorbimento dei dipendenti da parte dei nuovi gestori, né vincoli territoriali, per mantenere il servizio nella Capitale.

“Il Comune di Roma sta contribuendo a licenziare circa 700 lavoratrici e lavoratori”, è la sintesi del sindacato Slc Cgil. Sono infatti 420 gli operatori del centralino Acea, finora appaltato (senza gara) all’azienda Ecare, mentre 280 persone lavorano per il servizio 060606, ancora per poco in mano ad Almaviva Contact. Per entrambe le gare sono state aperte le buste lo scorso 1 ottobre e l’iter di aggiudicazione, seppure non concluso, è alle fasi finali. Tuttavia, sono già filtrate indiscrezioni sull’azienda che andrà a rilevare il servizio 060606: secondo quanto risulta a ilfattoquotidiano.it, si tratta della società calabrese Abramo Customer Care.

Un comunicato dell’appaltatrice uscente, Almaviva Contact, parla di un “possibile vincitore”, senza però farne il nome, con un’offerta che prevede un ribasso del 30% sulla base d’asta, mentre la propria proposta, “in linea con gli altri partecipanti”, si fermava al 12 per cento. “Il prezzo presentato dal possibile vincitore della gara – prosegue la nota di Almaviva – non raggiunge neanche l’80% del solo costo del lavoro delle nostre persone in servizio”. Il rischio è quello che, più esplicitamente, sottolinea Fabrizio Micarelli, segretario Slc Cgil di Roma: “Ci troviamo di fronte a un cambio del fornitore da parte del Comune di Roma, solo ed esclusivamente per abbattere i costi dell’appalto”. E un abbattimento dei costi potrebbe passare attraverso la delocalizzazione del servizio.

“Il bando – sostiene ancora Almaviva – non ha previsto vincolo territoriale, dunque non è dato sapere se il servizio 060606 continuerà ad essere svolto sul territorio capitolino”. Senza contare che nessuna garanzia è stata data sul mantenimento dei posti di lavoro degli attuali operatori. “Sarebbe sufficiente che il sindaco Marino applicasse la clausola sociale per garantire la continuità occupazionale e salvarli dal licenziamento”, aggiunge Micarelli.

Martedì pomeriggio, i dipendenti di Almaviva hanno indetto uno sciopero e hanno manifestato in piazza del Campidoglio. Nei giorni scorsi, anche i colleghi del call center Acea erano scesi in piazza per chiedere la garanzia di mantenere il posto di lavoro. In questo senso, in loro aiuto è intervenuta una mozione del consiglio comunale, votata all’unanimità nel pomeriggio, che impegna il sindaco Ignazio Marino a verificare urgentemente “la disponibilità ad assorbire i lavoratori a rischio licenziamento”, “la volontà a non delocalizzare il servizio fuori Roma” e, infine, “l’impegno a non toccare le retribuzioni dei lavoratori”.

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