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Opera di Roma, cda vota licenziamento collettivo di coro e orchestra

Dopo l'addio del maestro Muti e gli scioperi sindacali del personale, il consiglio di amministrazione ha deciso per l'esternalizzazione dei musicisti che, ha detto Marino, "costano circa 12 milioni di euro l’anno. Il nostro obiettivo è risparmiarne 4,2"
Opera di Roma, cda vota licenziamento collettivo di coro e orchestra
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Il coro e l’orchestra del Teatro dell’Opera di Roma saranno esternalizzati. E gli attuali componenti licenziati. Lo ha deciso, all’unanimità, il consiglio di amministrazione in accordo con il ministro dei Beni culturali Dario Franceschini e il presidente della Regione Lazio Nicola Zingaretti. Ad annunciare il maxi taglio è stato il sindaco di Roma Ignazio Marino durante una conferenza stampa in Campidoglio. 

Il sindaco della Capitale ha spiegato che coro e professori d’orchestra costano “circa 12 milioni di euro l’anno” e l’obiettivo è “risparmiarne 4,2 l’anno”. I risparmi che si prevedono con il licenziamento collettivo “sono pari a 3,4 milioni. Questo procedimento coinvolgerà 182 unità di personale su 460, non riguarda gli altri 278. Al momento non abbiamo cancellato l’Aida del 27 novembre”. La stagione lirica dello scorso anno era stata compromessa da continui scioperi sindacali che a metà settembre hanno portato alle dimissioni del direttore musicale Riccardo Muti“Si poteva pensare ad un rattoppo temporaneo, senza ambizioni di rinascita, potevamo procedere alla chiusura o a dettare una strategia che puntasse ad una vera e propria rinascita del teatro ed è quello che abbiamo fatto”.

Secondo il primo cittadino “il coro e l’orchestra potranno organizzarsi in associazioni e partecipare alle audizioni e bandi. Dal 1° gennaio 2015 avremo, dunque, un coro e un’orchestra esternalizzati, un modello già sperimentato in altre capitali europee, un modello innovativo”. 

“Scelta dolorosa ma necessaria”, il commento del ministro Franceschini, che ha ricordato come “non dappertutto sia successo questo e anzi con le stesse identiche regole altre Fondazioni lirico sinfoniche, come Scala e Santa Cecilia, all’opposto dell’Opera di Roma, hanno avuto buoni bilanci e ottime relazioni con i musicisti, crescendo di qualità sino a raggiungere i criteri per l’autonomia in base al decreto firmato proprio ieri”. 

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