Sull’articolo 18 e sul Jobs Act arrivano le geometrie variabili. Forza Italia sbandiera la piena disponbilità a votare la riforma voluta da Matteo Renzi se “quest’ultimo ce la farà a vincere le resistenze vive all’interno del Pd”, come afferma Renato Brunetta. E proprio su questo punto il premier-segretario, intervistato al Tg2, avverte la minoranza dem: “Nel mio partito c’è chi pensa” che dopo il 40,8% alle europee “si possa” continuare con “un ‘facite ammuina‘” per cui “non cambia niente e Renzi fa la foglia di fico: sono cascati male, ho preso questi voti per cambiare l’Italia davvero”. 

A una sinistra del partito che annuncia barricate sulla revisione dello Statuto dei lavoratori, Renzi dice  che “con la riforma vogliamo rendere più semplice il lavoro: nessuno vuole togliere diritti, ma darli a chi non li ha avuti”. Secondo il premier, “servono nuove regole semplici per gli imprenditori e in grado di garantire chi perde il posto di lavoro”. Ai microfoni del Tg2 Renzi ribadisce che attualmente in Italia “è come se ci fosse la serie A e la serie B” dei lavoratori.

Ma non è solo l’articolo 18 – la norma oggetto di eterno dibattito che garantisce il reintegro dei lavoratori licenziati senza giusta causa – l’oggetto del contendere: “L’Italia deve cambiare: sono anni che continuiamo a cambiare il governo, ma non le cose. E così come riformando la Costituzione non stiamo attentanto alla democrazia”.

La replica della fronda interna non si fa attendere, ed è a muso altrettanto duro: “La delega sul lavoro è ancora troppo vaga. Chi fa il segretario e premier ha il dovere di indicare il percorso”, ribatte l’ex sfidante alla segreteria Gianni Cuperlo. “Non possiamo accettare una discussione strumentalizzata per dividere il Pd tra innovatori e conservatori o minacciare decreti”. Basta con “le provocazioni e gli ultimatum”, parlare di merito senza “propaganda”.

In questo quadro arriva il “soccorso azzurro”: “Se davvero Renzi ce la farà a vincere le resistenze vive all’interno del Pd e vorrà andare avanti sulla strada che porta al superamento dell’articolo 18 con la riscrittura dello Statuto dei lavoratori avrà il nostro appoggio”, afferma Renato Brunetta, capogruppo di Forza Italia alla Camera, in un’intervista a “Il Mattino”. “Quello che probabilmente succederà -sottolinea- è che il Pd si spaccherà. D’altronde se un partito ha un leader che vuole una cosa e l’altra metà del partito fa le barricate, vuol dire che il Pd non è più un partito. È un elemento di instabilità e di conservazione della politica e della società italiane”.

Brunetta ribadisce che Fi valuterà sulla base dei testi e “se la riforma del mercato del lavoro ci convince e magari il premier chiederà la fiducia noi siamo pronti a votare. Ma a quel punto saranno larghi settori del Pd a votare contro”. Vorrà dire che Fi entra in maggioranza? “Attenzione, niente affatto. Piuttosto significherà il fatto che la maggioranza sarà cambiata e si dovrà passare per una crisi di governo“. Alla domanda a quel punto sarà necessario andare alle urne , Brunetta replica: “Sarà un problema del premier e del segretario del Pd”. E anche del presidente della Repubblica? “Certo, sarà un problema anche del Quirinale che dovrà prendere atto del cambiamento”.

Dal fronte sindacale arriva un’altra apertura, quella del leader della Uil, Luigi Angeletti. “Le forme di tutele che già ci sono, che sono oggi acquisite, non si toccano”, afferma. “Se si vuole provare ad introdurre nel jobs act un nuovo tipo di contratto a tempo indeterminato con un sistema diverso riguardo i licenziamenti illegittimi che riguardi le persone oggi disoccupate e possa, quindi, allargare la platea degli assunti, allora siamo disposti a discuterne”. 

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