La trattativa Alitalia-Etihad prosegue sul filo degli annunci ambigui. Mentre i sindacati escludono la chiusura di un’intesa finalizzata a espellere definitivamente dalla compagnia 2.251 lavoratori, la società guidata da Gabriele Del Torchio conferma, in una nota ufficiale, “di aver trovato un accordo sui termini e condizioni dell’operazione con la quale Etihad Airways acquisirà una partecipazione azionaria del 49% in Alitalia” con un investimento fino a 560 milioni. Nulla di nuovo sotto il sole, insomma, se non la formalizzazione dell’interesse della società del Golfo di una partecipazione appena sotto la metà del capitale della nuova Alitalia che dovrà essere libera da buona parte di debiti, perdite, contenziosi e dipendenti in eccesso. “Le due compagnie procederanno già dai prossimi giorni alla finalizzazione della documentazione contrattuale, che includerà le condizioni concordate” si legge nel comunicato. In cui però non si fissano scadenze.

Sul fronte sindacale, dopo i due infruttuosi incontri della settimana scorsa, il negoziato si è interrotto in attesa di una nuova convocazione che, secondo quanto riferisce una nota del ministro dei trasporti, Maurizio Lupi, “arriverà presto”. Intanto però le organizzazioni di categoria ribadiscono il secco no “ad uscite definitive senza conoscere un piano industriale di rilancio all’interno del quale potrebbero essere ricollocate parte delle attuali risorse umane di Alitalia”. Per quanto riguarda, infine, il nodo della ristrutturazione e del taglio del debito, Lupi ha spiegato che “ieri sera (24 giugno, ndr) c’è stato un importante incontro con le banche e con i principali azionisti, in un clima positivo e nel quale si sono fatti passi avanti decisivi”. Anche perché è chiaro a tutti che “questo matrimonio s’ha da fare, perché è ormai evidente a tutti che si tratta di un forte investimento industriale con concrete prospettive di sviluppo per la nostra compagnia” ha spiegato il ministro che si è detto “fiducioso nel buon esito dell’operazione”.

Ma, al di là degli annunci, la partita resta in salita e il governo di Matteo Renzi inizia a temere il peggio. Anche perché i tempi sono stretti: dopo la firma definitiva dell’accordo con Etihad che, al massimo, dovrà arrivare entro fine luglio, sarà necessaria la benedizione di Bruxelles che potrebbe arrivare in autunno. Con il risultato che l’intera operazione potrebbe essere archiviata per la fine dell’anno. Non certo una bella prospettiva per la cordata dei patrioti, cui si sono aggiunti a dicembre le Poste italiane e il gruppo Percassi, e per la stessa Alitalia le cui perdite nello scorso anno, secondo quanto riportato da Il Sole 24 Ore del 14 giugno scorso, sono ammontate a 560 milioni di euro. Anche perché nel 2014 il trend negativo della compagnia non si è invertito con il risultato che, più l’ingresso di Etihad si fa attendere, più diventa concreta la necessità di un aumento di capitale o un prestito ponte che traghetti Alitalia nella nuova avventura accanto al partner del Golfo. Con i relativi costi che ne deriveranno per cittadini, passeggeri e casse pubbliche.

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