“Servono soldi, il partito è con l’acqua alla gola”. Lo ha detto chiaro due giorni fa Silvio Berlusconi nel corso di un burrascoso comitato di presidenza di Forza Italia. Detto, fatto. Sì, perché bastano 5 euro per diventare “azionisti della Libertà”. E restituire il sorriso a Berlusconi. E’ infatti online dall’8 maggio, ma diventa centrale oggi grazie alla campagna di mail bombing da parte dello staff di Forza Italia, il sito http://sostieni.forzaitalia.it/ cui il leader affida il compito di rastrellare soldi tra simpatizzanti, iscritti ed elettori (sempre meno, stando ai dati delle ultime elezioni europee). Il versamento, con bollettino postale o bonifico parte da 5 euro ma sotto la voce “altro” si può arrivare a 5mila. Non di più. Il perché lo spiega un messaggio firmato dallo stesso Berlusconi: l’abolizione del finanziamento pubblico ai partiti “mi impedisce di continuare a sostenere Forza Italia”. La festa, in effetti, è finita con gli ultimi due assegni da 17,8 milioni che ha staccato nel 2013 (secondo quanto riporta oggi il Corriere della Sera, in 20 anni il Cavaliere avrebbe versato 98 milioni nelle casse del partito). Il 20 febbraio scorso è infatti entrata in vigore la legge che abolisce progressivamente i rimborsi e introduce la contribuzione agevolata, consentendo ai privati la donazione diretta sotto il tetto dei 100mila euro e di destinare ai partiti il 2 per mille del reddito soggetto all’Irpef.

“Con la nuova legge mi hanno impedito di continuare a sostenere Forza Italia”, accusa oggi l’ex Cavaliere. Anche se in realtà non dovrebbe recriminare più di tanto, visto che Forza Italia quella legge l’ha votata compatta, dopo aver ritirato tutti i suoi emendamenti. Non farlo allora, del resto, avrebbe danneggiato l’immagine del partito. Non solo. A detta di molti ex fedelissimi, quella legge a Berlusconi andava benissimo per motivi di “bottega”. Negli ultimi due anni, infatti, da Arcore aveva mandato espliciti messaggi d’insofferenza ai suoi rispetto all’autofinanziamento a senso unico: occhio ragazzi, Forza Italia mi sta costando un occhio della testa. Di lì, le contromisure come il trasferimento di sede da via dell’Umiltà a Piazza San Lorenzo, sempre in coincidenza con un risultato elettorale deludente (le amministrative). Un messaggio chiaro, concreto, per far capire a dirigenti e quadri di partito che il Bengodi del miliardario come leader non poteva continuare.

E oggi ci risiamo. Incassato il flop dalle urne Berlusconi lancia ufficialmente l’operazione di fund raising che a giugno dell’anno scorso gli era stata suggerita dalla triade Verdini-Santanché-Capezzone. E lo fa senza soppesare più di tanto l’implicito paradosso per cui il più ricco d’Italia chiede soldi agli italiani (tutti meno fortunati di lui) per mandare avanti il suo progetto politico. L’operazione di raccolta fondi era stata anticipata, in parte, nel corso del comitato di presidenza di Forza Italia, quello in cui Berlusconi ha richiamato i suoi dopo la débacle elettorale e ha messo i puntini sulle “i” in fatto di leadership. Niente figli in politica, per ora. Ma l’ex Cavaliere tiene famiglia, e soprattutto un partito da tirare avanti al quale non può (e non vuole) staccare ancora assegni milionari. E il perché è presto detto. Con un reddito dichiarato di 4,5 milioni di euro l’anno è ancora il Paperone del Parlamento. E tuttavia nel 2011 ne dichiarava molti di più, 35,4 milioni. Vai a sapere cosa c’è dietro, ma di fatto è scattata l’operazione salva-Silvio. Nella riunione Denis Verdini ha illustrato un piano di tesseramento straordinario sui “territori” che dovrebbe coinvolgere qualcosa come 1.942 comuni. Il sito internet farebbe il resto. 

Nella foga Berlusconi, o il suo staff, dimentica di ricordare il beneficio della detrazione al 26% per chi dona da 30 euro in sù. Non risparmia però stoccate ai nemici e agli “amici di un tempo”. Nel mirino della “lettera di accompagnamento” alla sottoscrizione anche i giudici, cattivissimi più di sempre: “Una magistratura politicizzata, i mass media complici, i partiti della sinistra e anche i nostri alleati solo di nome, ce ne hanno fatte di tutti i colori”. E chissà come la prenderà il Tribunale di sorveglianza di Milano, che appena due settimane dopo l’affidamento ai servizi sociali già ammoniva il leader del centro destra a non fomentare attacchi alla giustizia. Pena il rischio di perdere il beneficio dell’affidamento in prova. 

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