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Shalabayeva, ottiene lo status di rifugiato la moglie del dissidente kazako Ablyazov

A deciderlo è stata la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale del Viminale
Shalabayeva, ottiene lo status di rifugiato la moglie del dissidente kazako Ablyazov
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Alma Shalabayeva, la moglie del dissidente kazako Mukhtar Ablyazov, ha ottenuto insieme alla figlia lo status di rifugiato politico. Lo hanno reso noto sono i legali della donna. A deciderlo è stata la commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale del Viminale.

“La Commissione territoriale per il riconoscimento della protezione internazionale di Roma ha riconosciuto ad Alma Shalabayea e a sua figlia Alua – spiega l’avvocato Anton Giulio Lana – lo status di rifugiato ai sensi dell’art. 1 della Convenzione di Ginevra”. La decisione di oggi, aggiunge il legale “ha così confermato l’evidente fondatezza della domanda, per la quale si era già assicurato un esame prioritario, stante l’importanza e la delicatezza della questione”. 

In base alla decisione odierna, spiega ancora l’avvocato, verranno emessi due permessi di soggiorno per la madre e la figlia con una validità quinquennale e rinnovabili alla scadenza. Il riconoscimento dello status comporta infatti una sostanziale equiparazione del rifugiato ai cittadini italiani per quanto riguarda i diritti normativamente garantiti.

“La commissione territoriale, dopo una lunga e articolata audizione, ha correttamente ravvisato la sussistenza del fondato timore di persecuzione da parte del Kazakistan nei confronti della signora Shalabayeva, in collegamento con le vicende che le impediscono di far ritorno nel suo paese natale”, hanno precisato gli avvocati Anton Giulio Lana e Alessio Sangiorgi

Alma Shalabayeva venne fermata il 28 maggio 2013 da alcuni agenti della questura di Roma, insieme alla figlia di 6 anni, mentre si trovava in una villa a Casalpalocco. Il 30 maggio 2013 la questura firmò l’espulsione sua e della figlia, con l’accusa di essere entrata illegalmente in Italia e venne rimandata in Kazakistan. Il 24 dicembre 2013, dopo moltissime polemiche, fu possibile per lei lasciare il suo Paese. 

 

 

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