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Elezioni europee 2014, il manifesto degli industriali: “Integrare rigore e crescita”

Confindustria chiede di superare il dogma dell'austerità e puntare sul rafforzamento dell'industria, che entro il 2020 dovrà valere il 20% del Pil dell'Unione. Tra gli altri punti cruciali il credito per le pmi e politiche energetiche e climatiche "realistiche ed efficaci". Squinzi: "Per l'Europarlamento selezionare candidati all'altezza del ruolo"
Elezioni europee 2014, il manifesto degli industriali: “Integrare rigore e crescita”
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Il presidente di Confindustria, Giorgio Squinzi, ha presentato il manifesto degli industriali per le prossime elezioni europee. Dieci le priorità, con un filo conduttore chiarissimo: per superare il sempre più diffuso euroscetticismo e “la più grave crisi di fiducia” della sua storia, l’Unione deve tornare ad essere sinonimo di crescita e prosperità. Occorre, quindi, partire dal superamento del “dogma dell’austerità”: “Come Confindustria riteniamo che, per rispondere alla crisi ed al sentimento di sfiducia, sia necessario integrare le politiche del rigore messe in campo finora con una agenda incisiva e concreta volta al rilancio della crescita e della competitività delle imprese europee”, scrive il leader degli industriali nel documento. I parametri del Fiscal compact devono essere “applicati con giudizio per evitare di rimettere in moto spinte centrifughe” e va realizzata “prima possibile un’unione economica e monetaria autentica, assicurando la piena integrazione delle politiche economiche e fiscali che incidono sulla competitività”. 

Il secondo punto riguarda la centralità della produzione e dell’economia reale: come contraltare al Fiscal compact serve “un Patto europeo per l’industria, un vero e proprio Industrial Compact, che individui gli elementi di una politica industriale europea forte, ambiziosa ed efficace, in grado di sostenere il rilancio dell’economia e di puntare all’obiettivo del 20% del Pil come quota dell’industria entro il 2020″. Un bel salto, considerato che oggi il manifatturiero contribuisce al prodotto interno europeo per solo il 15%. La terza priorità sono politiche energetiche, climatiche e ambientali “realistiche, coerenti ed efficaci”. Quarta urgenza, “la ricerca e l’innovazione” che “devono essere il pilastro della politica economica e industriale, sia a livello dell’Ue sia degli Stati membri”.

Bisogna, poi, “pensare in piccolo per fare in grande”: per promuovere la competitività delle pmi, l’Ue “deve continuare a porre in essere politiche coerenti con il criterio ‘Think Small First’ e con i principi dello Small Business Act, agevolando l’accesso al credito e supportando le strategie di internazionalizzazione delle imprese”. Sesta priorità è “riportare il manifatturiero al centro della programmazione dei Fondi strutturali” evitando “la dispersione delle risorse e gli errori del passato”. In settima posizione c’è il rafforzamento del mercato unico “per competere a livello globale”.

Confindustria indica poi altri punti essenziali: investire nelle reti “per collegare merci, dati e consumatori e dare rapida attuazione all’agenda digitale”, mettere in campo una “politica commerciale a sostegno del tessuto industriale europeo” e sostenere lo “sviluppo di un modello sociale moderno” attraverso “un’organizzazione del lavoro più flessibile e dinamica, sistemi di formazione che accompagnino gli individui lungo tutto l’arco della vita lavorativa, servizi per l’impiego orientati all’occupabilità e un welfare equo, attivo e sostenibile”.

“Le forze politiche selezionino candidati all’altezza del ruolo che andranno a ricoprire e delle sfide che saranno chiamati ad affrontare”, ha chiesto poi Squinzi. “Dovranno sedere in Europa i migliori rappresentanti possibili del nostro Paese”. 

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