Chi scrive su internet e pubblica i propri articoli su una testata amatoriale ma non è un giornalista dovrà essere attento a riportare le notizie di stampa sulla rete perché potrà incorrere, in caso di condanna, nelle aggravanti di cui alla legge sulla stampa.

E’ questa la soluzione a cui è giunto il Giudice del Tribunale di Roma Terranova che ha condannato un Blogger campano, M. B., che non esercita l’attività di giornalista, per diffamazione ad un anno di reclusione, senza alcun beneficio di legge, per aver leso la reputazione di un magistrato in servizio presso gli Uffici giudiziari di Catanzaro. Il Blogger è stato dichiarato responsabile dei reati di cui agli art 595, terzo comma cp, e art 13 legge 47/1948 ( la legge sulla stampa), e condannato alla pena di anni uno di reclusione, senza benefici di legge. Il che vuol dire che se verrà confermata la condanna anche in appello, il blogger andrà dritto in carcere. 

M.B.  aveva in realtà ripreso su Internet all’interno di una testata amatoriale le informazioni contenute in un articolo del giornalista Riccardo Bocca sulla testata l’Espresso. La vicenda si inquadra nelle vicende processuali relative al famoso procedimento Why Not, che aveva visto protagonista anche l’ex magistrato Luigi De Magistris, e che aveva portato ad uno scontro senza precedenti tra Magistrati degli uffici giudiziari di Salerno e di Catanzaro.

Nell’imminenza della celebrazione dell’udienza preliminare relativa al processo denominato appunto Why not Bocca aveva scritto un articolo in virtù del quale era stato poi denunciato per diffamazione, insieme al direttore dell’Espresso dell’epoca Daniela Hamaui, dal Magistrato a cui si riferivano le informazioni contenute nell’articolo.

Il 17 febbraio del 2012 però Bocca e la direttrice del settimanale l’Espresso sono stati assolti dallo stesso Tribunale di Roma, con la formula de “il fatto non costituisce reato”. La sentenza risulterebbe attualmente appellata dalla Procura di Roma e dalla parte civile. Il Blogger invece che aveva ripreso la notizia due giorni dopo l’uscita dell’articolo su l’Espresso, è stato condannato, in virtù della denuncia presentata dallo stesso Magistrato, come si diceva, ad un anno di carcere.

La diffusività dell’articolo (evidentemente legata alla presenza dell’articolo stesso su Internet) ha giocato un ruolo fondamentale nell’applicazione delle sanzioni detentive, pur essendo il blogger incensurato. Nella determinazione della pena il Giudice ha infatti menzionato proprio la diffusione dell’articolo su Internet come parametro per l’applicazione della sanzione della reclusione.

L’anomalia del procedimento deriverebbe  da un lato dall’applicazione ad Internet delle aggravanti di cui alla legge sulla stampa ad un blogger che non esercita la professione di giornalista e che scriveva per una testata amatoriale e dall’altra dalla circostanza che le informazioni contenute nell’articolo ritenuto diffamatorio riprenderebbero in realtà pedissequamente i contenuti di un decreto di perquisizione firmato anche dal procuratore della Repubblica di Salerno del 26 novembre 2008,  e dall’altro riportava in forma pressoché integrale l’articolo firmato dal giornalista de l’Espresso per il quale è intervenuta l’assoluzione.

La sentenza sembra inoltre andare nella direzione opposta ai principi espressi  dalla Corte di Cassazione in tema di equiparazione fra stampa on line e attività giornalistica tradizionale.

Blogger ha tuttavia già annunciato il ricorso in Appello.

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