Atene e Dublino tornano a crescere, mentre il Pil italiano resta negativo. L’Irlanda – come ha fatto sapere l’Ufficio centrale di statistica – ha segnato una crescita dello 0,4% nel secondo trimestre 2013 rispetto a quello precedente che invece si era chiuso con una crescita negativa (-0,6%), anche se su base annua il Pil ha registrato una flessione dell’1,2 per cento. Il dato è inferiore alle stime degli economisti che scommettevano su una crescita dell’1%, ma era dal secondo trimestre del 2012 che Dublino non registrava un trimestre in espansione. I nuovi dati, trainati dai consumi e dalle esportazioni, danno respiro al governo di coalizione, che a breve riceverà l’ultimo dei prestiti del piano di salvataggio da parte dell’Unione europea e del Fondo monetario internazionale.

E anche la Grecia – come ha assicurato il ministro delle Finanze greco Yannis Stournaras – sta per uscire dalla crisi che dura ormai da sei anni. “Sulla base dei dati disponibili, per la prima volta dall’inizio della crisi, l’economia tornerà a espandersi nel secondo trimestre dell’anno rispetto al trimestre precedente”, ha detto durante un intervento a un convegno, spiegando che “gli indicatori mostrano un trend che da una piccola recessione porta verso una lenta ripresa“.

In Italia, invece, la crescita resta negativa. Con un calo congiunturale (ovvero rispetto ai tre mesi precedenti) dello 0,3% e tendenziale (ovvero rispetto allo stesso trimestre dell’anno scorso) del 2,1%, nel secondo trimestre ha segnato una perfomance deludente rispetto agli altri Paesi europei, agli Stati Uniti e al Giappone. ”Nel secondo trimestre – ha spiegato l’Istat nelle ultime settimane – il Pil è cresciuto in termini congiunturali dello 0,7% in Germania e nel Regno Unito, dello 0,6% negli Stati Uniti e in Giappone e dello 0,5% in Francia. In termini tendenziali, si è registrato un aumento dell’1,6% negli Stati Uniti, dell’1,5% nel Regno Unito, dello 0,9% in Giappone, dello 0,5% in Germania e dello 0,3% in Francia”.

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