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Agcom: non nominare il nome del copyright invano

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Prepariamoci a “moderare” i termini quando parliamo di copyright in rete.

Tra poche settimane infatti entrerà in vigore, nell’indifferenza generale dell’informazione “mainstream” un provvedimento che potrà cambiare il modo di fare informazione on line in Italia.

E si perché l’Agcom, varerà, se non vi saranno indicazioni contrarie, il contestatissimo regolamento sul copyright, che contiene misure draconiane anche sulla libertà di critica dello stesso diritto d’autore  in rete.

Che impatti avrà sull’ecosistema dell’informazione online la delibera?

Molto forti, a giudicare anche da un recente caso affrontato da un Tribunale romano, che anticipa quanto accadrà in via massiva con la delibera dell’Agcom.

Il quotidiano on line il Post, diretto da Luca Sofri, si è visto condannare da un tribunale civile romano in quanto la stessa testata aveva indicato in alcuni articoli critici, (peraltro stando a quanto riportato dallo stesso Post, nel contesto di un articolo che riportava una pluralità di fonti), l’esistenza in rete di link, che non avevano nessuna relazione con il post, dai quali sarebbe stato possibile visionare eventi sportivi in streaming

La delibera Agcom aggrava considerevolmente  questo principio.

Mentre quello del tribunale è una interpretazione secondo molti non corretta delle legge sul diritto d’autore, le disposizioni del regolamento mettono nero su bianco il principio della responsabilità diretta dei link contenuti in un articolo giornalistico (ma non solo, anche nei blog nei forum e cosi via).

Le norme censurano, sino ad arrivare alla chiusura in rete, non la violazione del copyright, ma l’incoraggiamento alla violazione del copyright  che si realizzerebbe indicando link non conformi a quanto il titolari del diritto d’autore ritengono essere i loro legittimi siti.

Stesso incoraggiamento che si avrebbe attraverso l’informazione relativa all’esistenza di strumenti per aggirare questa che alcuni ritengono essere una forma di censura, il blocco all’accesso ad internet  dei cittadini italiani disposto dall’Agcom.

Un po’ come se un articolo giornalistico sui luoghi abitualmente frequentati dalle prostitute in una grande città esponesse il proprio autore all’ipotesi di favoreggiamento della prostituzione ed alla cancellazione immediata dell’articolo (o della fonte informativa stessa).

Ricordiamo, a beneficio del lettore, che l’hyperlink costituisce il presupposto fondante stesso della world wide web e, che se si introducesse una responsabilità diretta per linking, e la chiusura del sito o la cancellazione dell’articolo, in un contesto temporale del tutto insufficiente (tre giorni) senza peraltro il controllo di un magistrato, probabilmente un gran numero di fonti informative sul web diverrebbero a rischio di chiusura.

Attenzione dunque a tutti i giornalisti, o a chi parla ‘male’ del copyright in rete: l’Agcom è in agguato.

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