Si apre un primo spiraglio di luce per i dipendenti della Firem, la fabbrica del modenese che aveva approfittato delle ferie estive per trasferire macchinari e merci in Polonia, lasciando all’oscuro lavoratori, sindacati e istituzioni. Dopo un incontro durato oltre sei ore, tra rappresentanti della Cgil, della Regione e dei proprietari, venerdì notte è stato siglato un accordo per mantenere tutta o parte della produzione in Italia, nello stabilimento di Formigine. L’azienda ha comunque specificato che non rinuncerà all’apertura di una nuova sede nell’Europa dell’est.

La fumata bianca è arrivata dopo un primo incontro convocato dal comune e andato a vuoto per il rifiuto dei titolari di presentarsi al tavolo, e al termine di una trattativa fiume, terminata solo a notte fonda. Nel dettaglio, l’accordo raggiunto tra le parti prevede che, entro 20 giorni, la Firem presenti in Regione un piano industriale per permettere di riprendere anche l’attività produttiva in provincia di Modena. E in attesa della definizione di questo piano industriale, lunedì 26 agosto ci sarà un incontro in Provincia, con l’obiettivo di definire quale tipo di ammortizzatore sociale potrà essere attivato.

Allo stesso tempo sono state annullate tutte le lettere inviate nei giorni scorsi ai lavoratori, che prevedevano, dal 2 settembre, il trasferimento in Polonia. E la Firem si impegnerà a non attivare nessuna procedura per la delocalizzazione di impresa. Per i lavoratori che sono già partiti e che volessero rientrare in Italia, fa sapere il sindacato, è stata concordata la possibilità immediata di rientro senza alcun rischio di provvedimenti disciplinari. Inoltre, è stato definito un acconto di 300 mila euro per gli stipendi di luglio, che ancora non sono stati pagati.

Soddisfatto ma comunque ancora prudente, Cesare Pizzolla, segretario della Fiom-Cgil di Modena, che fin dall’inizio ha seguito il caso dei 40 operai della Firem. “Siamo di fronte a un sostanziale passo in avanti dalle condizioni in cui questa vicenda stagnava prima dell’incontro, ma penso che l’impianto definito sia ancora insufficiente per dire che la vicenda è conclusa definitivamente”. Per questo, il presidio davanti ai cancelli dello stabilimento, iniziato la sera del 13 agosto, andrà avanti senza sosta almeno fino alla presentazione del piano. “Gli impegni sono solo sulla carta, dovremo vedere nel merito la concretizzazione quando verrà illustrato il piano industriale. Inoltre resta aperto il problema su come e quando recupereremo le quote delle retribuzioni arretrate”.