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Immigrazione, Cicchitto al Papa: “Un conto è predicare, un altro gestire lo Stato”

L'esponente Pdl corregge il pontefice: "Uno Stato degno di questo nome, non può abbassare la guardia perché rischia di diventare soggetto passivo. Va affermata una ragionevole, non oltranzista, ma seria e reale autonomia dello Stato dalla Chiesa". Replica Emma Bonino: "La nostra politica di respingimento degli immigrati era sbagliata"
Immigrazione, Cicchitto al Papa: “Un conto è predicare, un altro gestire lo Stato”
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“Ieri il Pontefice ha sviluppato una riflessione di alto profilo su uno dei più grandi drammi del mondo contemporaneo, l’immigrazione. Un conto è la predicazione religiosa, un altro conto però è la gestione da parte dello Stato di un fenomeno cosi difficile, complesso e anche insidioso, per di più segnato dall’intervento di gruppi criminali, qual è l’immigrazione irregolare che proprio a Lampedusa ha per ciò che riguarda l’Italia uno snodo fondamentale”. Così il presidente della commissione Esteri della Camera, Fabrizio Cicchitto è intervenuto ‘correggendo’ di fatto Papa Francesco all’indomani della sua visita a Lampedusa.

A replicare al deputato è il ministro degli Esteri Emma Bonino: “Ho sostenuto da sempre che per quanto riguarda immigrati, immigrati illegali, clandestini e quant’altro la nostra politica di pura reazione, di puri respingimenti e solo affrontata dal punto di vista securitario era una politica che andava cambiata perchè non dava nessun risultato ed era una politica a mio avviso sbagliata“, ha detto a Zapping, su Radio1. In merito alle polemiche politiche sorte dopo il viaggio di Papa Francesco a Lampedusa, la titolare della Farnesina ha aggiunto: “Il Santo Padre è il Santo Padre e quindi parla all’opinione pubblica e ai suoi fedeli”, ma “ognuno ha la libertà di esprimere le proprie opinioni”.

Posizioni non condivise da Cicchitto che nel suo intervento ha ribadito: “Uno Stato degno di questo nome non può abbassare la guardia perché rischia di diventare soggetto passivo di operazioni assai dure e pesanti nell’assenza più totale di una solidarietà internazionale. Di conseguenza, anche in questa circostanza, va affermata una ragionevole, non oltranzista, ma seria e reale autonomia dello Stato dalla Chiesa”.

“In questo quadro – ha aggiunto – è auspicabile che il ministro Kyenge non operi forzature unilaterali rispetto a posizioni assai diverse sul tema immigrazione: le tematiche riguardanti ius sanguinis e ius soli possono essere superate solo attraverso mediazioni assai impegnative che richiedono un lavoro politico attento e serio”, ha concluso il deputato del Pdl.

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