Parla al plurale e difende Beppe Grillo. Marino Mastrangeli, la prima vittima delle espulsioni tra i parlamentari a 5 Stelle, ha ricevuto richieste per tornare nel gruppo al Senato dai suoi ex colleghi. “Qualcuno me ne ha parlato – ha detto al Fattoquotidiano.it – Vogliono sapere la mia opinione visto che mi riguarda direttamente e non sapevano se condividessi la cosa. A me comunque non cambia molto. Io continuo a fare quello che ho sempre fatto e lavorare per il Movimento”. Un’eventualità, quella della reintegrazione, mai sperimentata fino ad ora e che porrebbe dei problemi sulle modalità. Cacciato dopo una votazione interna e una ratifica venuta dalla rete, ci si chiede come Mastrangeli potrebbe essere ripreso in squadra. 

Era il 30 aprile e 19 431 utenti della rete decretavano l’espulsione del senatore del Lazio. La ragione? Aver violato una delle regole fondamentali del gruppo: la partecipazione ai talk show. Nel mirino soprattutto le comparsate a Pomeriggio 5, in collegamento con Barbara D’Urso. Una cacciata però che fin dall’inizio aveva fatto discutere i senatori più integralisti: “Io non ero d’accordo per mandare via Marino – commentava un mese dopo il capogruppo Vito Crimi – poi i colleghi mi hanno convinto”. Adesso la proposta di rientrare, che il senatore dice di non considerare troppo seriamente, anche perché la sua attività politica non è mai stata troppo influenzata dalla sua “cacciata”. Da quando è passato ai banchi del gruppo misto, continua a votare con i grillini e sostenere le battaglie dei suoi vecchi compagni (su tutte quella contro i “pianisti”).

La possibilità di tornare nella cerchia dei suoi ex colleghi però esiste: “A me cambia poco. La mia preoccupazione principale è quella di soddisfare le richieste di chi ci ha votato”. In buoni rapporti con la senatrice Adele Gambaro racconta del loro incontro nelle ore delle polemiche con il leader: “Abbiamo parlato a lungo, ma io credo che il problema non sia Beppe Grillo. Noi dobbiamo solo dare più risultati. Immaginate se ci fossimo presentati alle elezioni amministrative con il reddito di cittadinanza già approvato. Allora sì che alle elezioni amministrative sarebbe stata tutta un’altra storia”. Il problema, secondo il senatore, non è il leader o i suoi post sul blog: “Non c’entra niente. Dobbiamo dare più concretezza ai cittadini. Io adesso mi sento male quando vado in giro, perché abbiamo fatto tante promesse ed è venuto il momento di mantenerle”.

Mastrangeli nega che ci sia una fronda di dissidenti pronta a uscire dal Movimento e lavorare ad un altro progetto. “La domanda è semplice: che futuro c’è fuori? Se ad un certo punto tutte le strade saranno state tentate, forse si dovrà valutare anche questa opzione. Il punto però è essere efficaci nell’attività governativa. A cosa serve formare un’altra opposizione?”. Il progetto, secondo Mastrangeli, non è finito: “Dobbiamo cercare di salvare il Movimento 5 Stelle, di fargli cambiare questa rotta suicida. Se i ‘talebani’, i più estremisti del gruppo, la smettono di comportarsi in questo modo, c’è ancora speranza”. 

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