L’asse questa volta parte dalla provincia di Reggio Emilia e arriva a Berlino. E si trasforma in un canale di trasmissione della memoria su olocausto e Resistenza facendo leva sull’arte. Anzi, sull’arte della libertà. Il progetto si chiama ”Ars – Art Resistance Shoah” e come anime ha due giovani storici dell’arte, Margherita Fontanesi, che lavora per il museo Il Correggio, e Salvatore Trapani, corrispondente da Berlino per il mensile Shalom.

Il primo evento di questo percorso è fissato per la Giornata della Memoria, il 27 gennaio, quando al Correggio Art Home i due ricercatori terranno una conferenza su arte, Resistenza e Shoah. Ma soprattutto lo è la mostra ”Il Volo di Sara” di Sonia Maria Luce Possentini, ospitata fino al prossimo 10 febbraio dalla ludoteca ”Piccolo Principe”. ”Occuparsi di temi del genere”, dice Margherita Fontanesi, ”è un dovere morale, soprattutto adesso, in un momento delicatissimo in cui stanno scomparendo i testimoni diretti. Qualcuno deve raccogliere la loro eredità”.

Come nasce l’idea del progetto?

“Nasce da due percorsi iniziati separatamente. Uno è quello di Salvatore Trapani, che si è laureato con una tesi proprio su arte e Shoah occupandosi anche in seguito dell’argomento. Dal canto mio, invece, ho approfondito il tema dell’arte e della Resistenza e ci siamo conosciuti all’Istoreco, l’Istituto storico della Resistenza e della società contemporanea di Reggio Emilia, che è anche partner di questa iniziativa. Così abbiamo deciso di unire le nostre competenze portando avanti il discorso su due livelli, quello espositivo e dell’approfondimento storico. Di arte impegnata adesso si parla poco e c’è bisogno di tornare su argomenti come l’antifascismo, sia dal punto di vista etico che artistico. Ars vuole in questo contesto diventare una specie di format da replicare ancora con artisti e approfondimenti storici nuovi, dopo la presentazione del 27 gennaio prossimo”.

Cosa si intende per “arte della libertà”?

“Partiamo dall’idea del patimento subìto dagli internati nei lager nazisti e dai partigiani. Ma vogliamo dimostrare che è possibile superare quel tipo di annientamento. La nostra idea è dunque quella di raccontare non solo e non tanto la vittima, ma di chi riesce a sopravvivere e chi porta una testimonianza di ciò che ha vissuto. Lo fa con il proprio linguaggio di artista, con la propria visione della libertà. Una libertà per la quale molti degli artisti di cui parliamo hanno dato la vita, hanno combattuto in montagna, sono stati costretti all’esilio o sono stati imprigionati. Secondo noi i quadri, i dipinti, le fotografie sono documenti storici importanti al pari di lettere originali, diari e interviste, sono testimonianze di un vissuto, oltre che opera d’arte”.

Come vengono individuati artisti sconosciuti e noti?

“Particolare attenzione la prestiamo alla scena contemporanea e ai giovani che si occupano di Shoah sia sulla scena italiana che su quella internazionale. Così facendo, conoscendone uno, si entra in un circuito per cui si viene a contatto con altri. E in questo modo facciamo la nostra selezione anche perché abbiamo scoperto che sono in tanti a lavorare su questi temi, molti più di quelli che credevamo”.

A quali strutture vi state appoggiando per il progetto, oltre all’Istoreco?

“L’Istoreco rimane il nostro referente principale e abbiamo relazioni con la rete Insmli, che riunisce gli istituti per la storia della resistenza e del Novecento. In questo primo step del progetto Ars, ci stanno supportando il Comune e il museo di Correggio. Inoltre anche la mia galleria, la De’ Bonis, sta fornendo diversi artisti, come Sonia Possentini. Le tavole originali del suo libro illustrato che racconta la storia di una bimba internata sono così entrate nel progetto”.

Oltre alla mostra per il Giorno della Memoria, quali altre iniziativa in programma?

“Vorremmo organizzare una collettiva in aprile, ma non c’è ancora la certezza, soprattutto per i problemi economici del momento. Stiamo comunque verificando con il Comune di Correggio la possibilità di allestire un’altra tappa di Ars, in contemporanea con la European Resistance Assembly, il festival europeo di Resistenza. Qui si avvicenderanno molti testimoni, gli ultimi superstiti per questioni anagrafiche, che parleranno della loro esperienza nei campi di concentramento e come combattenti. Dunque sarebbe il contesto giusto per la nostra collettiva”.

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