Il Partito Democratico e Sinistra Ecologia e Libertà organizzeranno le primarie per scegliere i candidati al Parlamento. Con molta probabilità la data scelta sarà quella del 29 e del 30 dicembre, se – come appare quasi certo – si voterà il 17 febbraio. La decisione, all’interno del Pd, è stata presa durante l’incontro tra il segretario Pier Luigi Bersani e i segretari regionali. Lunedì la direzione del partito definirà i particolari. “Sappiamo – ha detto Bersani – di chiedere uno sforzo eccezionale a militanti ed elettori, ai limiti dell’impossibile. Ma vogliamo cambiare davvero la politica in Italia e quindi lanciamo a noi stessi questa nuova sfida. La riunione con i segretari è in corso e altre ne avremo. E’ uno sforzo eccezionale ma vogliamo cambiare davvero la politica”.

Le primarie di Sel saranno organizzate lo stesso giorno. Nichi Vendola si è accordato sul punto “con Bersani”. “Le faremo in sedi ovviamente diverse – spiega il presidente della Regione Puglia – ma l’alveo degli elettori sarà sempre quello del 25 novembre scorso, cioè quello delle primarie del centrosinistra”.

Cancellieri: “Elezioni? Stiamo lavorando sul 17 febbraio”
Il fatto che si voterà il 17 febbraio sembra sostenuto anche dalle parole del ministro Anna Maria Cancellieri: “Dipende dallo scioglimento delle Camere – ha spiegato – ma il 17 febbraio è l’ipotesi a cui si sta lavorando”. La titolare del Viminale auspica “un accorpamento delle elezioni. Quelle in Lombardia e Molise saranno insieme alle politiche”, tuttavia per quanto riguarda il Lazio “si attende la decisione decisione del Tar”. La Cancellieri ha peraltro indirettamente risposto a Beppe Grillo, che oggi dal suo blog ha denunciato il tentativo di escludere il Movimento Cinque Stelle dalle elezioni: “Se c’è lo scioglimento anticipato delle Camere – sottolinea Cancellieri – c’è una norma che dice che le firme da presentare sono dimezzate”. 

Chi potrà votare alle primarie del PD
L’elettorato attivo sarà riservato agli iscritti al Pd e ai votanti alle primarie del 25 novembre che al momento del voto si dichiarino elettori del Pd (in sostanza a tutti coloro che hanno votato alle primarie del leader di coalizione del centrosinistra).

Le regole e le candidature
Le uniche decisioni certe, per ora, sono la data, il 29 e 30 dicembre, la platea dei votanti (iscritti Pd e i votanti alle primarie per la premiership che si dichiarano elettori del Pd) e il fatto che la selezione dei candidati sarà affidata agli organi territoriali e agli iscritti. Ma il regolamento per le primarie dei parlamentari sarà definito dal coordinamento dei segretari regionali entro lunedì quando la direzione del partito, prevista in serata, dovrà approvare le regole e di fatto dare il via alla breve campagna delle “parlamentarie” del Pd.

Durante la riunione di oggi, segretari regionali e membri della segreteria hanno avanzato una serie di proposte che ora saranno vagliate. Uno dei temi, molto scottanti nel Pd, è quello del limite dei tre mandati e della ricandidatura dei parlamentari uscenti. “Noi volevamo – racconta Matteo Orfini insieme a Stefano Fassina – che non ci fosse nessuna quota di riserva nazionale. Tutto il gruppo dirigente, membri della segreteria e parlamentari uscenti, deve candidarsi. Ma ci spiace dover dire che la nostra posizione è rimasta abbastanza isolata”. Non è ancora stata definita neanche la quota, intorno al 20 per cento, di candidature extraprimarie per personalità che Bersani vorrebbe “tecniche” ma che in molti sospettano possa diventare l’escamotage per tutelare ceto politico.

Uno degli argomenti in discussione è poi la parità di genere. La responsabile Scuola del Pd Francesca Puglisi ha per esempio avanzato la richiesta che oltre all’alternanza uomo/donna in lista, sia prevista una doppia lista di uomini e donne per permettere poi che la parità di genere venga garantita anche nella stesura finale delle liste.

Saranno comunque gli organi territoriali e gli iscritti a selezionare i candidati da sottoporre alle primarie. Da alcune indiscrezioni emerge che ogni “seggio” avrà una base provinciale in modo da legare il più possibile il futuro parlamentare al territorio. 

Il Pd: “Primarie per rafforzare il rapporto con il territorio”
Gli obiettivi da raggiungere con questa iniziativa, scrive il partito, sono fare in modo che ogni territorio abbia i propri rappresentanti parlamentari scelti con le primarie; un rafforzamento significativo della presenza delle donne nei gruppi parlamentari del Pd; una presenza di competenze e di personalità esterne. In particolare, si aggiunge, bisogna “comporre una rappresentanza parlamentare del Pd che sappia affrontare la responsabilità di governare il paese per offrire all’Italia la possibilità di una riscossa civica, sociale, economica, politica”. 

Si tratta evidentemente un modo per superare il carattere odioso del Porcellum e delle sue liste bloccate e composte, in passato, dalle segreterie di partito. “Saranno primarie vere, con milioni di italiani chiamati a partecipare – conferma il vicesegretario – Il Pd non ha paura di far scegliere agli elettori i loro candidati in Parlamento. Potranno votare anche i non iscritti e partiremo dalla base elettorale che si è formata nelle primarie del 25 novembre e 2 dicembre”. Letta, pur riconoscendo che i “tempi sono strettissimi”, è fiducioso sulla scelta di indire le consultazioni e spiega la strategia del partito: “Al momento siamo in vantaggio ma vogliamo continuare a giocare all’attacco, non in difesa. Vogliamo continuare a imporre il nostro gioco che dimostra tutte le difficoltà degli altri”.

“I tempi sono strettissimi – prosegue Letta – ma vogliamo farle comunque perché riteniamo sia la strada migliore per vincere le prossime elezioni politiche”. La riprova della bontà della decisione per Letta sta anche in quanto sta accadendo nel Movimento Cinque Stelle, dopo la decisione di Beppe Grillo di espellere Giovanni Favia e Federica Salsi. “E’ la dimostrazione di cosa vuol dire democrazia interna a un partito…”, ha ironizzato il vicesegretario del Pd.

Vendola: “Le primarie sono una forma di rilegittimazione della politica”
“Il metodo delle primarie – ha dichiarato Vendola – è una forma di rilegittimazione della politica. Allargare la platea dei protagonisti darà forza, salute e vitalità della politica”. Vendola ha aggiunto che “non vogliamo, e sono certo che anche il Pd lo farà, che le primarie siano una forma di organizzazione del notabilato locale e per questo valorizzeremo le donne i giovani e le competenze”. Gli elettori del centrosinistra dunque, potranno presentarsi alle primarie e dichiarandosi elettori del Pd o di Sel indicare le loro preferenze per i candidati. Fisicamente le primarie si terranno in posti separati

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