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Fiat, fabbrica o caserma Italia?

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Forse questa lettera non arriverà a detinazione e, comunque, anche se conquistasse mai una scrivania governativa sarebbe destinata al più vicino cestino della spazzatura.
Eppure ci proviamo lo stesso, non si sa mai..

“Egregio Professor Monti,
abbiamo letto che sabato 22 settembre Lei avrà il piacere di incontrare l’amministratore delegato della Fiat, dottor Marchionne, che, finalmente, tra un viaggio e l’altro, ha trovato uno spazio in agenda, anche per spiegare al Governo il cosiddetto progetto ” Fabbrica Italia”. Gli argomenti non vi mancheranno e Lei saprà bene come e cosa chiedere al rappresentante di un gruppo dal quale dipendono le sorti di migliaia e migliaia di famiglie italiane, oltre che di quel poco che ancora resta del sistema industriale nazionale.
Da più parti  stanno arrivando suggerimenti e suggestioni, purtroppo quasi tutti i suggeritori politici e mediatici, salvo le solite consuete eccezioni, non Le stanno chiedendo di sollecitare risposte non solo su “Fabbrica Italia”, ma anche su “Costituzione Italia”.

Alla Fiat sono stati consumati gravi strappi relativi alla democrazia in fabbrica, alla rappresentanza sindacale, ai diritti delle lavoratrici e dei lavoratori di sceglier liberamente il loro sindacato, in questo caso la Fiom. Persino i tribunali hanno riconosciuto queste ragioni, ma nella. ” Fabbrica Italia” vige oggi un’altra regola, quasi fosse uno stato nello Stato.
Non le chiediamo di solidarizzare con la Fiom, ma almeno di solidarizzare con la legalità repubblicana e di far sentire la sua voce a difesa di chi ha manifestato critiche e dubbi, ancor prima dei Romiti e dei Della Valle.

Quello che è successo alla Fiat potrebbe ripetersi altrove e su questo punto non possono esserci distrazioni, amnesie, omissioni. Chi invoca, oggi e con grave ritardo, un piano chiaro perla Fiat ed una ritrovata unità sindacale, ha il dovere di chiedere la fine di ogni discriminazione, oggi verso la FIOM, domani verso chiunque altro.
Ci auguriamo che, almeno questa volta, invece di bacchettare lo Statuto dei lavoratori, Lei voglia dedicare la sua severa attenzione anche ai diritti violati o negati.

Distinti saluti” 

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