Una città mobile da 90 posti letto e 150 pasti caldi all’ora, con depuratore, 12 vagoni, cucina e refettorio. Il “convoglio pronto intervento” messo a disposizione dal reggimento Genio ferrovieri per le popolazioni terremotate del ferrarese è l’unico in Europa adibito anche all’assistenza ai civili, ed è completamente autonomo. I militari, infatti, lo utilizzano solitamente per le loro missioni all’estero, dal 1996 al 1998, ad esempio, li ha accompagnati in Bosnia e poi, subito dopo, in Kosovo. E ora, a causa dell’emergenza sfollati, si trova nella vecchia stazione di Bondeno, in provincia di Ferrara, per offrire un posto letto e un riparo alle persone evacuate a causa del terremoto. Centinaia, costrette a vivere in auto o in tenda per la paura di un sisma che non accenna a fermarsi. Che fa tremare le pareti e piangere i bambini, che scuote la terra a ritmi serrati, decine di volte solo questa notte, le ultime alle 3.13 del mattino e alle 3.56.

“Io e la mia famiglia ci abbiamo trascorso la notte diverse volte e tanti ci vanno abitualmente dopo aver finito di lavorare – racconta Abdelhadi, 43 anni, che ha una moglie e due bimbe piccole, di 3 e 5 anni – i militari sono molto disponibili, ci hanno sistemato quattro letti vicini per poter stare tutti insieme. Alle mie figlie, e ai bambini che vengono a dormire qui, piace molto passare la notte nei letti a castello, con tanti soldati che vanno e vengono”.

Ogni vagone del treno, fermo in uno scalo merci a pochi passi dal centro cittadino, è attrezzato moduli igienici con doccia e sedici letti a castello ciascuno, rifatti con lenzuola pulite ogni mattina, quando gli ospiti intorno alle 9 lasciano la stazione per andare a lavorare. Poi verso le 20.30 vi fanno ritorno, si registrano presso un punto di accoglienza e vengono condotti nelle cuccette. Subito accanto ai vagoni, i militari hanno anche montato una tenda dove i musulmani possono riunirsi in preghiera.

“Gli ospiti ci vengono inviati dalla protezione civile e sono quasi tutti stranieri, prevalentemente extracomunitari, famiglie con bimbi piccoli che sono felici di non dormire in macchina o in tenda ma di avere a disposizione una struttura più confortevole dopo aver perso la propria abitazione, parzialmente o totalmente inagibile – spiega il tenente colonnello Giampaolo Lisi, veterano con alle spalle numerose missioni in Italia e all’estero – “qui siamo completamente autonomi, oltre alla cucina e ai servizi abbiamo anche un vagone infermeria con paramedici dell’esercito a disposizione 24 ore al giorno in caso di necessità”.

Il treno è giunto da Castelmaggiore, in provincia di Bologna, il 29 maggio, giorno del secondo sisma, quello di magnitudo 5.8 che ha devastato la bassa modenese, quando è divenuto chiaro a tutti che la situazione non sarebbe migliorata a breve termine. I militari, quindi, generalmente impegnati a copertura dei reparti che vanno al fronte, nella costruzione di ponti, ferrovie o nella bonifica di ordigni esplosivi, hanno risposto a un bisogno impellente di alloggi, mettendo a disposizione il loro mezzo. Costruito dal 1980 al 1989 recuperando vecchi vagoni degli anni 30’ ormai in disuso, che i soldati di leva hanno efficacemente smantellato sotto la guida del sergente colonnello Castignani, mantenendo solo la scocca, per ricostruirli interamente, trasformandoli via via in parti di un mezzo unico nel suo genere.

Pronto a partire in caso di necessità, come era accaduto con l’emergenza neve o con l’alluvione in Liguria, perché “quando si verificano calamità così gravi, abbiamo il dovere di intervenire in aiuto della popolazione – sottolinea Lisi”.

Che con la sua squadra di genieri negli scorsi giorni ha effettuato numerose operazioni di intervento, dall’abbattimento della ciminiera alta 40 metri di Bondeno, utilizzando gru e esplosivo, al recupero delle vittime rimaste uccise nelle fabbriche crollate il 29 maggio, i quattro operai alla Haemotronic di Medolla e i tre della Meta di San Felice sul Panaro, assieme ai vigili del fuoco. Un distaccamento si trova ancora a L’Aquila, dove i Genio sono rimasti più di un anno e mezzo per assistere le operazioni post terremoto.

“Ora, con l’epicentro del terremoto nel modenese, di Bondeno si parla poco – spiega Abdelhadi – ma qui quasi tutti sono sfollati, molti dormono nei parcheggi della scuola, della Coop, del Famila, oppure si montano le tende dove trovano spazio. E’ una vera fortuna che ci sia almeno il treno, un posto asciutto e riparato rispetto alle sistemazioni che avremmo altrimenti a disposizione. Noi abbiamo chiesto al sindaco di avere una tendopoli della protezione civile qui in città, ma ci ha risposto che dovevamo tornare tutti a casa, che eravamo al sicuro. Come lo spiego a mia figlia che siamo al sicuro, se tutti i giorni c’è un terremoto e lei scoppia in lacrime dicendomi che non vuole morire? Non possiamo tornare a casa, almeno finché la terra non rimarrà ferma e i vigili ci garantiranno che è sicuro farlo”.

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