È ancora scontro aperto sul parco faunistico Le Dune del Delta di Ravenna. Da una parte si sono schierate, fermamente contrarie, le associazioni animaliste, dall’altra la srl Alfa 3000 decisa più che mai ad aprire la struttura dopo 9 anni di attesa. Il Tar dell’Emilia Romagna, a seguito del ricorso presentato dalle associazioni Animal liberation onlus, Animal freedom, Collettivo byzantium onlus, Cruelty free, L’occhio verde, Ravenna Punto a capo, Gruppo Ravenna viva, ha fissato come data per l’udienza il 5 luglio.

Il tribunale amministrativo sarà chiamato a verificare le denunce degli animalisti, i quali sostengono che manchi al parco la valutazione d’incidenza ambientale (VIncA) e che la Via (valutazione d’impatto ambientale) sia stata approvata senza coinvolgere un soggetto esterno quale la Provincia, la Regione o lo Stato. Intanto il fronte del no ingaggia una corsa contro il tempo, per tentare di bloccare nelle aule di giustizia l’apertura del parco. Osvaldo Paci, consulente del progetto per Alfa 3000, è deciso a inaugurare quanto prima il giardino zoologico: “In 9 anni abbiamo ottenuto tutte le autorizzazioni necessarie e ora siamo pronti: entro la seconda quindicina di maggio conto che potremo aprire”.

Il progetto di Paci potrebbe subire una variazione, visto che il 15 maggio è stata stabilita l’udienza di un secondo ricorso, d’urgenza, in sede civile al Tribunale di Ravenna. Le associazioni suddette hanno dato incarico di presentarlo all’avvocato Paola Monaldi del foro di Forlì.

La richiesta di impedire l’apertura del parco faunistico si appella all’art. 700 del codice di procedura civile e si basa sulla tesi di fondo che un luogo siffatto sarebbe incompatibile col benessere animale. L’istanza è inoltre corredata da due relazioni tecniche: una del professore Carlo Consiglio, già docente di zoologia presso la Sapienza di Roma  e l’altra del medico veterinario Massimo Franceschetti Picard.

Il prof. Consiglio, come evidenziato in un comunicato stampa di Ravenna punto a capo, ha relazionato “sulle sofferenze imposte agli animali in uno stato di detenzione quale è lo zoo, fino a descrivere la sorte degli uccelli volatili resi “non volatili”, tramite l’amputazione del metacarpale o il taglio dell’ultima piuma dell’ala, creando comunque una sofferenza psicologica ed etologica permanente: modalità ed effetti che in base al codice penale configurano il reato di maltrattamento di animali”.

Il dott. Picard –prosegue la nota- “ha invece sottolineato come si potrebbe creare un rischio epidemico per l’interagire dei volatili autoctoni con animali esotici. Ciò a dimostrare come lo zoo sia un luogo anacronistico e crudele, incompatibile con il benessere animale”. Ad essere contestato dagli animalisti è anche l’iter autorizzativo. “Le Dune del Delta non può aprire –tuona Samantha Comizzoli di Ravenna Punto a Capo- perché manca l’autorizzazione del Comune”.

A smentirla interviene Paci di Alfa 3000: “Abbiamo ottenuto il via libera da 17 enti, che hanno sempre controllato il progetto nella fase esecutiva: tra loro ci sono ad esempio Comune e Provincia di Ravenna, Corpo forestale dello Stato. Manca solo l’ultima autorizzazione del Ministero dell’ambiente, necessaria per ottenere la licenza di giardino zoologico. Noi l’abbiamo chiesta ad agosto del 2011 e ora i termini per rilasciarla sono scaduti: probabilmente al Ministero non hanno ancora potuto verificare il rispetto sostanziale del decreto legislativo 73/2005 (Attuazione della direttiva 1999/22/CE relativa alla custodia degli animali selvatici nei giardini zoologici). Il dl prevede che l’atto autorizzativo sia rilasciato entro 180 giorni. Per noi –continua Paci- ciò equivale a un silenzio-assenso”.

Mentre contrari e favorevoli consumano la loro battaglia, ingaggiata sul piano della burocratica, nel giardino zoologico gli animali ci sono già. Bisonti, cervi, daini, gnu, zebre, lama, struzzi, etc., in tutto 160 animali vivono nell’area della Standiana, dinnanzi a Mirabilandia. Sono tutti nati in cattività e provengono dal parco di Fasano, in Puglia, di proprietà di Alfa 3000.

Contro la srl si scaglia ancora Comizzoli che accusa: “In base al decreto del 2005 non poteva introdurre gli animali senza l’autorizzazione del Ministero”. “Figurarsi se questo era possibile” replica Paci in un’intervista rilasciata a Ravenna webtv. “Noi abbiamo inserito gli animali con tutte le carte in regola”.

Per dimostrare che il parco faunistico non ha nulla a che spartire con uno zoo, Paci ci tiene a precisare che “gli animali non sono in gabbia ma vivono liberi in un’area di 320 mila metri quadrati” e prosegue: “I 32 milioni di euro che abbiamo investito nell’opera garantiranno la nascita di un parco a impatto zero, fortemente rispettoso dell’ambiente”.

Il recupero dell’acqua piovana, stoccata per irrigare e dare da bere agli animali dopo essere stata depurata e un parco fotovoltaico da 2 megawatt sono, per il responsabile di Alfa 3000, elementi distintivi di un giardino zoologico che può contare anche sulla piantumazione di 1500 alberi e 4300 arbusti, in un’area di 32 mila metri quadrati, che garantirà ai 300 animali previsti 1000 metri a disposizione per ciascuno.

Paci punta anche sulle ricadute occupazionali: “Ci sarà lavoro –afferma- per 70-90 persone. Mi stupisco che i commercianti non alzino la voce contro le proteste di una minoranza, perché Le Dune del Delta è un bene per la città e sposterà il baricentro dei parchi turistici da Rimini a Ravenna”.

Con Paci, in prima linea in difesa del parco c’è Daris De Rocchi, responsabile salute degli animali. È lui che, secondo la Lav, si nasconderebbe dietro Alfa 3000 pur mantenendo altre cariche nella gestione del Circo Medrano e di un’altra società circense: imprese che fanno riferimento a uno stesso indirizzo di Roma, dove risultano inoltre le sedi degli zoo di Fiabilandia e di Fasano.

In un video pubblicato su essereanimali.org vengono smontate, punto per punto, le argomentazioni dei due colleghi di Alfa 3000: “Per sedare le numerose obiezioni etiche viene usata ogni tipo di giustificazione, dalle promesse di nuovi posti di lavoro alla presunta sostenibilità ecologica dell’opera, sino al fatto che gli animali non siano rinchiusi in gabbia ma abbiano a disposizione dei recinti”.

“Gli spazi del parco –insiste Stefano Foglia, attivista del movimento- sono ristretti rispetto a quelli di cui gli animali disporrebbero in natura. In cattività sono privati di tutti i loro istinti naturali. A ciò va aggiunto che saranno costretti a sopportare il frastuono dovuto alla vicinanza della strada che conduce migliaia di turisti a Mirabilandia e gli spettacoli pirotecnici del parco”.

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