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Genova, condannato per corruzione ex assessore della giunta Vincenzi

L'ex consigliere e il titolare della Eco.Ge Gino Mamone condannati rispettivamente a tre anni e sei e mesi e tre anni. Erano accusati di corruzione nell'ambito della compravendita dell'area dell'ex oleificio Gaslini
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Tre anni a Gino Mamone, titolare della EcoGe e tre anni e sei mesi all’ex consigliere comunale e assessore della giunta Vincenzi Paolo Striano, accusati di corruzione nell’ambito della compravendita dell’area dell’ex oleificio Gaslini di Genova. Queste le pene decise dal tribunale di Genova. Il pm Francesco Pinto aveva chiesto 3 anni e 6 mesi di reclusione per Momone e 4 anni per Striano.

Gino Mamone, leader e fondatore della Eco.Ge, è stato riconosciuto colpevole dai giudici del tribunale penale di Genova del reato di corruzione. Secondo il pm Francesco Pinto l’imprenditore genovese, specializzato nelle demolizioni e nelle bonifiche industriali, avrebbe dato centomila euro all’ex consigliere comunale e, poi, assessore allo Sport della giunta Vincenzi Paolo Striano, e all’ex consigliere comunale dei Ds nella giunta Pericu II, Massimo Casagrande, così da spingerli ad agevolare l’iter burocratico necessario alla conversione dell’area dell’ex Oleificio Gaslini, di sua proprietà. Casagrande aveva patteggiato la pena di due anni e sei mesi di reclusione unendo anche un secondo procedimento relativo al caso “Mensopoli”. Striano, difeso dagli avvocati Nicola Scodnik e Alessandra Poggi, e Mamone avevano invece deciso di andare a processo.

All’immobile di proprità di Mamone era interessato l’immobiliarista milanese Michelino Capparelli. L’area ex industriale era destinata ad essere convertita in parte in commerciale ed in parte ad ospitare la sede della Eco.Ge. Nel complesso il costo dell’intera operazione era di 13 milioni di euro. Secondo l’accusa Mamone avrebbe spinto Casagrande e Striano ad abbassare la quota degli oneri di urbanizzazione per la conversione dell’opera, agevolando così Capparelli e, indirettamente, se stesso. L’affare non andò mai in porto perché la procura intervenne prima con gli arresti. Striano è stato condannato anche per induzione alla corruzione perché avrebbe chiesto 400mila euro a Capparelli per agevolarlo nella sua operazione immobiliare. I due reati sono stati considerati in continuazione e la pena finale è stata calcolata in tre anni e sei mesi. Capparelli era stato prosciolto prima dell’udienza preliminare del processo.

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