L'esito del voto alla Camera sulle liberalizzazioni

Dodicesima fiducia alla Camera per il governo Monti, che incassa il sì sul decreto liberalizzazioni. E domani Montecitorio approverà definitivamente il provvedimento. Si tratta della prima riforma strutturale dell’esecutivo tecnico, una legge che inciderà profondamente nei rapporti economici del Paese anche se gli effetti sulla crescita non si vedranno immediatamente. Dalle professioni ai settori come energia e trasporti.

Il passaggio, però, non è stato indolore per due motivi, uno tecnico e uno politico: innanzi tutto la presenza di una norma sulle commissioni bancarie che la maggioranza ha chiesto al governo di modificare con un altro decreto; e poi la nuova richiesta di fiducia ha creato malumori nella maggioranza, come dimostra l’alto numero di deputati del Pdl assenti, astenuti o che hanno perfino votato “no”. Mentre cresce la preoccupazione dei partiti di maggioranza per l’andamento dell’economia reale e, a cascata, dei conti pubblici.

I numeri ottenuti dal governo alla sua dodicesima richiesta di fiducia rimangono ampi: 449 si, 79 no e 29 astenuti. Ma certo si tratta di cifre in netto calo. Il che si spiega non solo con i sei deputati del Pdl che hanno votato “no” e gli altri 23 che si sono astenuti (l’intero gruppo dei liberal di Antonio Martino e Guido Crosetto), ma anche con i 19 assenti, tra cui Silvio Berlusconi e Giulio Tremonti.

Nel Pd è prevalso l’ordine di scuderia ma, come ha detto Roberto Giachetti, l’ennesima fiducia “fa problema”. Come ha infastidito l’assenza di una risposta da parte del Tesoro, cioè dallo stesso Monti, ai dubbi sulla copertura finanziaria del decreto. Fatto stigmatizzato martedì dal presidente della Camera Gianfranco Fini. Su questo punto Lega e Idv si sono rivolti al capo dello Stato. Il partito di Antonio Di Pietro ha inviato una lettera a Napolitano, perchè a suo giudizio verrebbe violata la norma costituzionale per la quale ogni legge deve avere una copertura.

La Lega, invece, sarà ricevuta al Quirinale tra sette giorni. Resta il rebus sulla norma inserita in Senato sulla nullità delle commissioni bancarie, contestata dall’Abi. Il Governo non ha voluto toglierla alla Camera, per evitare che la modifica del decreto obbligasse ad una terza lettura a Palazzo Madama. Pdl, Pd e Terzo Polo hanno presentato un ordine del giorno che impegna il governo a “ad emanare in tempi rapidi un provvedimento” che corregga l’articolo incriminato. Non si parla esplicitamente di “decreto” ma la maggioranza questo intende. Quindi il governo, nel consiglio di ministri di venerdì, dovrà decidere se vararlo in concomitanza con la pubblicazione in Gazzetta del decreto sulle liberalizzazioni. Solo la concomitanza, ha spiegato l’Abi, eviterebbe una serie di contenziosi tra le banche e le associazioni di consumatori. Con solo beneficio per gli avvocati. Assieme al sì alla fiducia, dal Parlamento si è levata nelle dichiarazioni di voto della maggioranza la richiesta al governo di chiarire come far fronte alla recessione. Eloquenti le parole di uno dei più convinti sostenitori di Monti, e cioè Giorgio La Malfa, che ha quasi intimato l’esecutivo a “venire in Parlamento” per indicare come “intervenire subito” in una “situazione economica che si fa sempre più difficile”.

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