In Germania password, codici PIN e indirizzi IP dinamici sono sacri: le norme che obbligano i provider e le compagnie telefoniche a girarli alla polizia e ai servizi segreti sono incostituzionali. Lo ha stabilito la Corte costituzionale di Karlsruhe, che ha bocciato una parte della legge tedesca sulle telecomunicazioni. Finora inquirenti, polizia e servizi segreti potevano accedere senza grossi problemi ai codici PIN dei cellulari o alle password delle e-mail, ad esempio per leggere il contenuto di uno smartphone sequestrato a una persona sospettata di aver commesso un reato o un’infrazione, anche minima, oppure per visionare i suoi messaggi di posta elettronica. Per farlo non era necessario munirsi prima dell’autorizzazione di un giudice: provider e compagnie telefoniche devono salvare tali informazioni e metterle a disposizione degli inquirenti su richiesta.

Secondo la Corte Costituzione tale norma viola quello che in Germania viene chiamato “diritto all’autodeterminazione informativa”, cioè il diritto del singolo a decidere in prima persona sulla cessione e l’uso dei dati che lo riguardano. Tale principio è stato sancito da una sentenza della stessa corte nel 1983. L’accesso degli inquirenti alle password e ai codici Pin va dunque limitato. Tuttavia i giudici non hanno cancellato con effetto immediato le regole oggi in vigore, bensì hanno dato tempo al parlamento fino al 30 giugno 2013 per rivederle. Fino ad allora restano valide le attuali disposizioni, anche se con alcune restrizioni.

La Corte ha inoltre difeso l’anonimato dei navigatori. I giudici hanno infatti bocciato la parte della legge sulle telecomunicazioni che consente agli inquirenti di risalire all’utente che si nasconde dietro un indirizzo IP dinamico, quel codice, cioè, che viene assegnato a un computer ogni volta che si connette alla rete. Per identificare tali indirizzi IP i provider sono costretti a vagliare i dati di connessione dei loro clienti, per stabilire chi si è collegato da dove e quando. Ciò viola il principio della segretezza delle telecomunicazioni, hanno stabilito i giudici.

L’attuale legge sulle telecomunicazioni era stata approvata nel 2004 dal governo di Gerhard Schröder, formato da socialdemocratici e Verdi.

Soddisfazione parziale tra i promotori del ricorso costituzionale, che si aspettavano in realtà una sentenza ancora più netta. La Corte di Karlsruhe non ha infatti cassato altre parti della norma, ritenendole conformi alla Costituzione, a partire dall’obbligo per i provider e le compagnie telefoniche di salvare, tra l’altro, nome, cognome, indirizzo e data di nascita dei loro clienti e di metterli a disposizione degli inquirenti, che possono accedervi in modo automatico. Ciò significa che in Germania resterà impossibile acquistare in forma anonima una sim prepagata, come avviene in molti altri Paesi europei, lamenta uno dei promotori del ricorso, Patrick Breyer, esponente del partito dei Pirati. Per questo non è escluso ora un nuovo ricorso, stavolta alla Corte europea dei diritti dell’uomo di Strasburgo.

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