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I redditi dei ministri rimangono segreti
Ma entro martedì devono essere pubblici

La trasparenza invocata da Monti è finita nel nulla: ieri sono scaduti i termini di 90 giorni per pubblicare la situazione patrimoniale del membri dell'esecutivo e solamente Profumo ha reso noto i propri dati, ma solo in parte. Così il Cdm decide di darsi un'altra settimana di tempo
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“Le dichiarazioni patrimoniali per i componenti del Governo saranno disponibili dal prossimo martedì sui siti istituzionali”. La nota del Consiglio dei Ministri è perentoria. L’invocata trasparenza sui redditi dei componenti dell’esecutivo guidato da Mario Monti in 90 giorni non ha ottenuto alcun risultato. Tra i ministri solamente Francesco Profumo ha pubblicato sul sito del ministero dell’Istruzione la sua posizione patrimoniale. Ma solamente una parte: abitazioni e auto di proprietà, partecipazioni azionarie. Nessun riferimento ai redditi percepiti. L’unico dato economico comunicato è il compenso che percepisce occupando la poltrona a Palazzo Chigi. Stesso dato comunicato, in maniera a dir poco stringata, dai colleghi Fabrizio Barca e Patroni Griffi. Inoltre rintracciare i dati è piuttosto complesso. Si deve andare sul sito di ogni ministero e scandagliare le biografie dei membri dell’esecutivo, uno a uno. Non è dato sapere se saranno poi riuniti tutti nel sito di Palazzo Chigi così da facilitarne la consultazione. Ma, secondo quanto comunicato dal Consiglio dei ministri riunito ieri, i redditi saranno disponibili entro martedì prossimo. Quindi basta aspettare una settimana. E si potrà conoscere la posizione patrimoniale dei tecnici. Ma forse è necessario il condizionale, visto che non è specificato che i ministri sono tenuti a pubblicare tutti i dati che li riguardano. Quindi è plausibile che Patroni Griffi possa omettere la sua abitazione vista Colosseo. O Corrado Passera sorvolare su qualche partecipazione azionaria o compartecipazione in odor di conflitto d’interesse.

Sicuramente hanno avuto ben altro cui pensare in questi primi 90 giorni di lavoro. Come confezionare il decreto Salva-Italia, che già nel nome ha l’implicita fatica (tentata) dall’esecutivo. Ma la trasparenza era uno dei punti più battuti da Monti. E lui è il primo dei ritardatari. Nella sua pagina ci sono appena due righe di biografia: “Nato il 19 marzo 1943 a Varese. Il 9 novembre 2011 è nominato Senatore a vita dal Presidente della Repubblica”. Punto. Eppure Monti era stato chiaro al suo insediamento: “Renderemo pubblici i redditi e i patrimoni entro la scadenza di legge”. Cioè 90 giorni dal 17 novembre 2011, data in cui i tecnici sono entrati a Palazzo Chigi. Il sottosegretario Antonio Catricalà si è preoccupato di avvisare i componenti dell’esecutivo con una circolare che comunicava come il 14 febbraio il tempo scadesse. “Il prossimo 14 febbraio scade il termine di 90 giorni che ci siamo prefissati per dare pubblicità alla nostra situazione patrimoniale. Il presidente del Consiglio mi ha incaricato di chiedervi di pubblicare ciascuno sul proprio sito istituzionale tutti i dati che possono dar conto della vostra, anche al di là di quanto si è tenuti per legge a fare”. Era il 9 febbraio. E, come detto, solamente Profumo ha in parte rispettato la scadenza indicata. Ieri così il Cdm si è riconosciuto un’altra settimana di tempo.

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