In estate scadono i contratti in essere per i diritti televisivi della Premier League e la nuova asta triennale apre interessanti prospettive sul futuro. A concorrere per la prima volta, infatti, potrebbero esserci – oltre alle solite note Sky ed ESPN – anche nuove potenze come Al Jazeera e colossi dell’informatica come Apple e Google, con la conseguenza che i prezzi potrebbero lievitare ulteriormente. Ma nel frattempo una serie di sentenze di tribunali europei ha deciso di consentire agli utenti una maggior libertà nel vedere le partite, in televisione o sul web, senza doversi abbonare a cifre stratosferiche. Fino ad oggi i diritti del campionato inglese erano i più costosi del panorama calcistico. L’accordo triennale in scadenza ha portato nelle casse della Premier oltre 4,2 miliardi di euro: 2,5 per i diritti interni e 1,7 per quelli esteri. E la nuova asta prometteva di superare agevolmente il tetto dei 5 miliardi. Per fare un paragone, i diritti della serie A italiana per i prossimi tre anni sono stati negoziati in autunno per un totale di poco meno di 3 miliardi in tre anni (2,5 da Sky e Mediaset per la trasmissione in Italia e 0,35 per i diritti all’estero). Ecco cosa potrebbe succedere adesso.

Innanzitutto c’è la new entry Al Jazeera. La televisione della famiglia reale del Qatar in estate ha acquisito i diritti per 6 anni della trasmissione all’estero della Ligue 1 francese, e a dicembre si è presa anche i diritti per la Champions League in Francia per i prossimi tre anni. Al Jazeera si sta attrezzando al meglio per essere il canale di riferimento dei prossimi mondiali di calcio, da disputarsi in Qatar nel 2012, e sembra intenzionata ad investire pesantemente anche nel resto del mercato europeo, Inghilterra in testa. Alla compagnia di Doha potrebbero aggiungersi Apple e Google, prossime a lanciare le loro piattaforme televisive. La società di Cupertino è pronta con la sua Apple Tv, anche se in realtà Apple è solita non produrre da sé gli eventi, piuttosto chiede una percentuale per permettere l’accesso a pacchetti già esistenti tramite iTunes. E accordi di questo genere sono già in vigore sia con Sky, che trasmette le partite su Mac e iPad tramite SkyGo, sia con la Premier, i cui archivi filmati sono già scaricabili tramite iTunes. La notizia di una discesa in campo del colosso informatico, però, è stata smentita dal Guardian. Google, anche lei pronta a lanciare il suo canale online entro l’anno, avrebbe invece il problema legato alla sua controllata Youtube, da anni impegnata in battaglie legali contro la Premier League e tutte le altre leghe professionistiche sportive per problemi riguardanti presunte violazioni di copyright.

Ed è proprio partendo dalle questioni riguardanti i diritti d’autore che potrebbero aprirsi nuovi insospettabili scenari, volti a favorire il libero accesso degli utenti alle partite e a incidere in negativo sulla quantità di denaro che le grandi compagnie televisive sarebbero disposte a pagare per la proprietà dei diritti tv. L’ultimo caso in ordine di tempo è la sentenza del Tribunale di Roma che a dicembre ha stabilito che Google non era colpevole di violazione del diritto d’autore per la trasmissione in streaming di partite su società da lei controllate. La denuncia era partita da Rti (Mediaset), che aveva citato Google perché un portale ospitato su Blogger (controllata Google) trasmetteva in streaming gratuito le partite di Mediaset Premium. Il Tribunale di Roma, una volta che i contenuti sono stati rimossi, ha affermato che le piattaforme web non hanno l’obbligo di monitorare i contenuti caricati dagli utenti alla ricerca di violazioni del diritto d’autore, né di prevenire future violazioni da parte degli utenti, rilevando che una diversa decisione sarebbe stata in contrasto con la direttiva europea sull’e-commerce. I giudici hanno inoltre aggiunto che anche qualora questo controllo (di contenuti caricati da terzi) fosse possibile a costi contenuti esso “confliggerebbe con forme di libera manifestazione e comunicazione del pensiero”.

Una storica vittoria, non tanto per l’azienda quanto per gli utenti, che fa il paio con il caso Karen Murphy. La titolare di un pub vicino a Portsmouth che era ricorsa alla Corte di Giustizia Europea per difendere la sua libertà di trasmettere le partite della Premier League su un decoder greco a costi molto inferiori rispetto a quelli inglesi. Per adesso la Corte Europea ha dato ragione a Miss Murphy: chiunque all’interno della UE può scegliere con quale decoder e su quali canali guardare il calcio. A ottobre la Corte ha inoltre stabilito che la partita di calcio in quanto tale non è un’opera d’arte soggetta alle tutele del diritto d’autore, al contrario di quanto sono le sigle, i filmati e le interviste, che per essere trasmesse richiedono l’esplicita autorizzazione del titolare. Sky si è appellata e a fine febbraio l’Alta Corte di Giustizia Europea dovrà emettere una sentenza definitiva. Da questa sentenza, da chi concorrerà all’asta per i diritti tv della Premier League, e da quanto sarà disposto a spendere, si potrà capire se vedere le partite di calcio rimarrà un privilegio per pochi o tornerà a essere un diritto per molti.

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