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Dall’amico De Michelis al nemico Pecoraro Scanio: il ministro Clini continua a “esternare”

In un'intervista a Libero, il titolare dell'Ambiente racconta i suoi esordi socialisti e ribadisce il sì al nucleare, anche se in Italia difficilmente sarà costruita una centrale "nel prossimo decennio". E distilla giudizi taglienti sui suoi predecessori, salvando solo Matteoli
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Le nottate in discoteca con Gianni De Michelis, i trascorsi sessantottini, i rapporti tesi con alcuni ministri, il sì al nucleare che tante polemiche ha suscitato. Il neoministro dell’Ambiente Corrado Clini, che prima della promozione nel governo Monti ha diretto il dicastero per vent’anni, si racconta in un’intervista a Libero.

Nato a Latina nel 1947, sessantottino” ma nell’area cattolica”, Clini è stato “politicamente impegnato nel Psi dalla metà degli anni Settanta alla metà degli anni Ottanta”. Un lombardiano, che si dava da fare come medico del lavoro sul campo delicato di Porto Marghera. Portato poi al vertice del ministero da Giorgio Ruffolo, “messo fuori perché Bettino Craxi non aveva gradito la nomina di un direttore generale che faceva riferimento a un ministro non appartenente alla corrente di maggioranza del partito”.  E soprattutto, grande amico del ras dei socialisti veneziani, Gianni De Michelis, un “amico da sempre”. Con il quale “andavamo a ballare. Ci vado ancora adesso quando posso”. Tra gli altri amici veneziani di lungo corso, Clini cita Renato Brunetta e Maurizio Sacconi.

Clini ribadisce la sua posizione pro-nucleare, anche se lamenta che la sua dichiarazione in proposito appena dopo la nomina a ministro sia stata usata “secondo i codici del rodeo: o sei a favore o sei contro”. L’italia, afferma, “ha competenze e risorse scientifiche d’avanguardia ed è assurdo che si chiami fuori da questo processo. In ogni caso non ho mai pensato che fosse facile realizzare una centrale nucleare in Italia nel prossimo decennio”.

In vent’anni da direttore generale dell’Ambiente, Corrado Clini ha visto passare tanti ministri. Il giudizio più tranciante colpisce l’ambientalista Alfonso Pecoraro Scanio, che tentò “di cacciarmi via in tutti i modi”, afferma. “Pecoraro Scanio ha identificato il ministero con il partito, danneggiandolo molto perché lo ha emarginato. L’Ambiente era considerato il dicastero dei Verdi e quindi contava quanto loro”. Apprezzamenti, invece, per il pidiellino Altero Matteoli, che “non è mai stato un ambientalista”, ma si è rivelato “preziosissimo”, perché “è un politico raffinato e con lui siamo riusciti a recepire quasi tutte le direttive europee che non eravamo riusciti a recepire prima”.

E Stefania Prestigiacomo, ultima inquilina del suo ufficio fino alla caduta del governo Berlusconi? “Oggi non abbiamo neppure i fondi per il dissesto idrogeologico”, è la laconica conclusione.

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