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Firme false per le regionali
la Consulta ‘salva’ Formigoni e Cota

Secondo la Corte di Cassazione il controllo sulla regolarità degli iscritti spetta solo al giudice civile. Scongiurato il rischio annullamento del voto, i Radicali scrivono a Napolitano: "La conseguenza della sentenza significa che sarà impossibile ottenere giustizia contro una qualsiasi truffa elettorale"
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Il presidente della Regione Lombardia Roberto Formigoni

La Corte Costituzionale ha deciso: spetta solo al giudice civile il controllo sulla veridicità delle firme per la presentazione di liste e candidati alle elezioni. Il che, considerando che i tempi della giustizia civile in Italia superano di gran lunga la durata di una legislatura, significa solo una cosa: Roberto Formigoni e Roberto Cota, rispettivamente governatori di Lombardia e Piemonte, non rischiano più l’annullamento del voto di maggio 2010, quando sono stati eletti alla guida delle due giunte regionali. Amara sconfitta, invece, per i Radicali, che avevano raccolto le prove della presunta combine e che ora minacciano di rivolgersi agli organi di giustizia internazionali per ricorrere contro la decisione della Cassazione. Per ora, tuttavia, i Radicali hanno inviato una lettera al presidente della Repubblica, Giorgio Napolitano, a cui chiedono di intevenire.

Per Marco Cappato, già can             didato premier alle regionali ‘incriminate’ (ma poi escluso), la questione “non riguarda soltanto le elezioni regionali del Piemonte, né soltanto quelle della Lombardia, dove noi Radicali abbiamo portato le prove della gigantesca truffa elettorale compiuta nella presentazione delle liste di Roberto Formigoni, con un migliaio di persone che hanno confermato in Procura della Repubblica di non aver mai firmato quelle liste”. Per l’esponente dei Radicali – che si rivolge direttamente al capo dello Stato, “la conseguenza della sentenza di oggi significa, per il futuro del Repubblica italiana da Lei presieduta, che d’ora in poi sarà ufficialmente impossibile per chiunque ottenere giustizia contro una qualsiasi, anche se gravissima, truffa elettorale in tempo utile prima della fine del mandato di chi è stato eletto grazie a quella truffa, ad ogni livello locale o nazionale che sia”.

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