Dominique Strauss-Kahn è rientrato a Parigi, il solito indefesso sorriso sulle labbra. E vai con il fiume di elucubrazioni sul suo futuro politico in Francia. Forse da ministro, di sicuro non da presidente, come lui stesso sperava prima dello scandalo che lo ha travolto a New York. Per le primarie socialiste, che il 9 ottobre prossimo indicheranno il rivale di Nicolas Sarkozy alle presidenziali della primavera 2012, i favoriti restano François Hollande e Martine Aubry. Dominique non gareggerà. E il superfavorito è decisamente Hollande. Non solo, un sondaggio Ifop, reso noto nel fine settimana, ha indicato che, se il primo turno delle elezioni si tenesse adesso, sarebbe lui ad assicurare la migliore performance di tutti i candidati alle primarie socialiste, assicurandosi il 29% dei consensi, contro il 23,5% di Sarkozy e il 18,5% di Marine Le Pen.

Determinato, malgrado un sorriso all’apparenza bonario, da sempre un politico di professione (ma non è mai stato ministro), chi è davvero François Hollande? Al di là delle biografie ufficiali, è appena uscito a Parigi un libro sul personaggio, racconto equilibrato (ma non autorizzato dal diretto interesssato), François Hollande. Itinéraire secret, scritto dal giornalista Serge Raffy, collaboratore del settimanale Nouvel Observateur, e pubblicato da Fayard. Ecco alcune rivelazioni.

Il padre? Dell’estrema destra – Un certo suo atteggiamento, a tratti distante, tradisce le origini borghesi del nostro. Borghesia di provincia, per la precisione. Gli Hollande vivono a Rouen, sonnachiosa città del Nord-Ovest. La madre, Nicole, è assistente sociale, estroversa, dalle simpatie di sinistra. Il padre, medico, è autoritario: abbastanza assente a casa, troppo occupato dalla professione, dai molteplici investimenti immobiliari, dalla passione per la politica. Si presenta più volte (ma senza successo) in liste locali di estrema destra. E’ un convinto nostalgico del maresciallo Petain, disprezza il generale De Gaulle, vuole che l’Algeria resti francese (sostiene l’Oas, l’organizzazione politico-militare clandestina, che si batte contro l’indipendenza della colonia).

Il rapporto con Mitterrand – Gli Hollande si trasferiscono a Parigi nel 1968 (“la rivolta di maggio è percepita dal capofamiglia – scrive Raffy – come la prima tappa dell’invasione dei comunisti in Francia”). François ha 13 anni. Inizia, giovanissimo, la sua attività politica, ma senza seguire le orme del padre. Studente alla prestigiosa Sciences-Po della capitale, aderisce al movimento studentesco Unef-Renouveau, vicino al Partito comunista. Hollande, però, non si iscrive a quella formazione politica e “non è un ideologo – si legge nel libro di Raffy -. Non sopporta i dibattiti teorici che caratterizzano i la sinistra di quegli anni”. Già allora è un moderato e un pragmatico. Guarda, quindi, con favore a François Mitterrand e alla sua idea di “unione della sinistra”, comunisti compresi, che gli permetterà di diventare presidente (primo e ultimo socialista) nel 1981. Già da quell’anno, Hollande (che in tasca ha una serie nutrita di diplomi: Sciences-Po, l’alta scuola di commercio Hec e quella della pubblica amministrazione, l’Ena) è chiamato all’Eliseo come consigliere per il settore economico. Per Mitterrand nutrirà sempre un’ammirazione sconsiderata, ma non totalmente ricambiata. La prediletta del presidente nel tempo diventa piuttosto Ségolène Royal, allora compagna di Hollande.

L’eredità (contesa) di Delors – A partire dal 1993 Hollande presiede il Club Témoin, che ha come riferimento Jacques Delors, il mitico presidente della Commissione europea e ministro dell’Economia nei primi anni dell’era Mitterrand. La candidatura di Delors alle presidenziali del ’95, però, sfuma. Alle primarie Hollande si ritroverà come principale rivale Martine Aubry, la figlia di Delors. Che è stato a lungo silente: solo da poco ha preso posizione ufficialmente per Martine. In molti, però, guardano a François come al suo vero erede. Delors, cattolico di sinistra, austero e rassicurante, sembra più simile a Hollande che alla pasdaran socialista che è diventata nel tempo la figlia.

L’errore di Lionel – Si tratta di Jospin, che nel 2002 perde contro Jacques Chirac già al primo turno: al secondo posto si piazza Jean-Marie Le Pen. È un trauma immenso per i socialisti francesi, mai totalmente digerito. Hollande allora era segretario generale del partito. A lungo vicino a Jospin, Hollande viene da questo messo a distanza alla fine della campagna elettorale. Jospin si chiude in una torre d’avorio, convinto che vincerà. Raffy ricorda un incontro con Hollande, dove quasi vengono alle mani.

François, Ségolène e Valérie – Ségolène è la Royal, ex compagna di François (hanno avuto 4 figli) dai tempi dell’Ena. Valérie fa di cognome Trierweiler ed è la giornalista di Paris-Match che è oggi la compagna di Hollande. E dire che è proprio Valérie a intervistare la Royal durante la maternità, nel 1992, quando nasce Flora, l’ultima dei figli avuti con Hollande: uno dei primi episodi in Francia della “glamourizzazione” della politica (per di più di sinistra), assai criticata. In seguito la giornalista diventa amica della coppia. Il libro di Raffy racconta (senza voyeurismo) come Ségolène e François progressivamente si allontanano, già prima della campagna presidenziale di lei contro Sarkozy. E come il legame di lui con Valérie diventi qualcosa di più di una semplice amicizia. La Trierweiler è oggi molto discreta riguardo al rapporto con il compagno. Ma la relazione suscita non poche polemiche in un Paese che guarda con una buona dose di diffidenza al fatto che i politici si ritrovino accanto nella vita privata dei giornalisti.

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