Potrebbe non esistere in questo momento un motivo per parlare dei Marlene Kuntz. Il disco è uscito da tempo e il battage promozionale ad esso collegato è terminato da un po’, mentre del tour – cominciato a febbraio –,  è stato già detto tutto. Non esistono dunque i presupposti per parlare della band di Cuneo, se non fosse che dieci giorni fa – dopo averli sentiti suonare al Fuori Orario –, l’esigenza di fermare il ricordo della serata ha preso il sopravvento.

Ma andiamo con ordine. Il Circolo Arci Fuori Orario – per chi non lo conoscesse – sorge tra Parma e Reggio Emilia, giusto sul confine, e più precisamente nella zona industriale di Taneto di Gattatico. A queste latitudini non solo si è recentemente tenuta la festa del Fatto, ma i Marlene sono di casa, come testimonia la storia del circolo, spesso intrecciata con quella della band; «Il rapporto» dice Cristiano «si è cementificato nel tempo, qui siamo fra amici, ci trattano bene e noi ricambiamo con lo stesso affetto». Un sentimento nutrito anche dal folto pubblico accorso per la serata, il quale sa quanto un concerto dei Marlene Kuntz al “FO” possa rimanere impresso nella mente e nel cuore.

Così, le luci cangianti – provenienti dal palco – riscaldano l’attesa, complice un preascolto musicale ineccepibile: Sonic Youth, Clap Your Hand Say Yeah, The National, musica elegiaca per un pubblico colto.

Le note intumescenti di Oasi segnano l’inizio del concerto. Cristiano Godano, Luca Burgia e Riccardo Tesio coadiuvati dal vivo da Davide Arneodo (tastiere, violino e percussioni) e Luca Lagash Saporiti (basso) si consegnano ai fan in delirio; l’atmosfera è quella delle grandi occasioni e da subito la band sembra voler fare sul serio: in sequenza scivolano via canzoni di ieri e di oggi (Sapore di miele, Due sogni), ovvero quelle di un presente che si chiama Ricoveri virtuali e sexy solitudini. In rassegna passano Orizzonti, Paolo Anima Salva, Ricoveri…, il tutto – se possibile – maggiormente a fuoco rispetto al lavoro di studio.

Poche le parole spese da Cristiano Godano, molta invece la voglia di donarsi, attraverso la timbrica inconfondibile della sua voce, distesa magicamente attorno a pezzi che si traducono in veri e proprio assalti frontali (Fantasmi, Pornorima, ma soprattutto Ape Regina). La precisione chirurgica con la quale le chitarre restituiscono le canzoni è devastante. Un muro di suono pronto a infrangersi definitivamente sulle note laceranti di Sonica: eccolo, il capolavoro è servito, almeno quanto il manifesto programmatico del complesso piemontese che parte (ufficialmente) proprio da questa canzone. Era il 1994, Catartica – di fatto – celebrava la rinascita di un certo modo di concepire il rock italiano. Prima di andare a riposo c’è tempo per ascoltare Merry X-Mas, giusto per non farsi mancare niente.

Il gruppo, senza indugiare, riattacca la spina ma le canzoni – a questo punto – servono per rischiarare l’aria (L’Artista, Musa, Io e Me), anche se Lieve, in verità, è uno squarcio nel buio più profondo che si completa  quando parte Nuotando nell’aria; adesso il tempo non ha ragione di essere.

Un ultimo encore (Scatti, Uno, Notte), sposta la lancetta ancora una volta. Due ore e mezzo di musica restituiscono inequivocabilmente ogni certezza. Il concerto del Fuori Orario ha il sapore del trionfo e dimostra che la parabola dei Marlene Kuntz non si è ancora definitivamente compiuta, confermando, anzi, che la band, rimane attualmente il miglior prodotto rock italiano,  frutto – neanche a dirlo – della coerenza di una carriera irreprensibile.

In Italia, non tutti possono fregiarsi dello stesso merito: sono diversi i gruppi che pur di non essere risucchiati nel gorgo dell’anonimato «hanno convenuto» con la triste ritualità nazional-popolare. Qualche nome? Afterhours, Bluvertigo, Subsonica, nomi altisonanti che un tempo hanno dato lustro all’universo musicale italiano e che ai giorni nostri vivono «della risacca delle proprie onde».

Godano e soci – come già detto – sono figli di una carriera che scorre piacevolmente da più di quindici anni. Poche le concessioni, molte invece le perle, quelle regalate ai fan; giusto per ricordar loro che i Marlene Kuntz a Sanremo… non ci vanno.

9 canzoni 9… per celebrare la parabola dei Marlene Kuntz
Lieve
Uno
A Fior di Pelle
Il Vile
Festa Mesta
111
Cara è la fine
Ape Regina
Sonica

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