Appena lasciata la costa libica, insieme col “gemello” poi riuscito a raggiungere Lampedusa con 655 africani a bordo, un barcone, anch’esso strapieno di migranti, almeno 600, è naufragato proprio per l’eccesivo carico all’alba di ieri di fronte al mare di Tripoli provocando l’ultima tragedia della disperazione. Sono decine i morti accertati ma sono centinaia quelli di cui non si sa ancora nulla. Le notizie sono frammentarie e le stime delle vittime sono difficili da appurare considerata la situazione nel Paese che era in mano a Gheddafi. Secondo le testimonianze raccolte dal giornalista somalo Aden Sabrie, che collabora con la Bbc, sarebbero stati recuperati 16 cadaveri di suoi connazionali. Vi sarebbero donne e, dramma nel dramma, anche i corpicini di tre neonati. Trentadue somali sono dispersi. Decine di persone hanno raggiunto la riva a nuoto. Ma queste sono le cifre fornite da esponenti di quella comunità. Non si sa quanti siano complessivamente i morti.

Un naufragio che richiama quello della notte del 5 aprile scorso quando un’altra imbarcazione carica di persone in fuga dalla povertà dei loro Paesi e dalla guerra libica naufragò a 30 miglia da Lampedusa mentre la guardia costiera stava per prestare soccorso. In 53 si salvarono ma almeno 300 persone morirono in alto mare. Secondo la sommaria ricostruzione di alcuni sopravvissuti, il barcone con oltre 600 migranti sarebbe partito un’ora dopo il “gemello” che aveva un numero analogo di persone a bordo e che poi è arrivato a Lampedusa dopo l’aggancio a circa venti miglia dall’isola da parte delle motovedette della Guardia Costiera e della Guardia di Finanza. La notizia del naufragio si è subito diffusa nel centro di prima accoglienza di Lampedusa, provocando commozione e sgomento. Una somala giunta ieri piange dopo avere appreso telefonicamente da alcuni parenti che il figlio, partito con il secondo barcone, sarebbe tra le vittime. Sul natante “’gemello” poi arrivato nella maggiore delle Pelagie con 655 migranti, vi erano anche 82 donne e 21 minori mentre su un’altra imbarcazione anch’essa raggiunta dalle motovedette italiane vi erano altri 187 extracomunitari, tra cui 19 donne e un ragazzino. A dieci miglia da Lampedusa il timone del peschereccio su cui erano stipati centinaia di profughi ha avuto un’avaria e la barca ha cominciato ad andare alla deriva sospinta dal mare forza 3 e da raffiche di scirocco. Tre militari della Guardia di Finanza a bordo di una delle motovedette che stavano scortando gli immigrati si sono lanciati sull’imbarcazione per riparare il guasto alla catena del timone e il barcone ha ripreso la navigazione. Un altro barcone con circa 700 persone a bordo è stato avvistato nel pomeriggio. Le motovedette sono partite per raggiungerlo e scortarlo nel porto dell’isola dove giungerà in serata. Con i migranti che arriveranno saranno oltre 1.500 gli africani sull’isola. Diverse centinaia di persone saranno fatte salire sulla nave Flaminia della Tirrenia per essere portate in altri centri di accoglienza e svuotare il Cie pelagico.

Secondo il ministro dell’Interno Roberto Maroni, “bisogna che la guerra finisca e finisca presto, bisogna trovare una soluzione che dia stabilità alla Libia, altrimenti saremo costretti ad assistere quotidianamente ad arrivi massicci di profughi sulle nostre coste, realizzando purtroppo l’allarme che avevo già lanciato”. Sulla stessa linea il collega Roberto Calderoli. “Se i profughi ci sono – ha osservato – è perchè c’è una guerra in corso. Bisogna interrompere quella guerra e creare le condizioni a casa loro perchè non partano e diventino dopo un problema per le nazioni che li ricevono”. Maroni ha anche fatto sapere che “nelle ultime ore per la prima volta le autorità tunisine hanno fermato un barcone partito carico di clandestini e lo hanno riportato in Tunisia: è la dimostrazione che l’accordo fra i due governi funziona”. Infine, per Laura Boldrini, portavoce italiano dell’Unhcr, “questa ennesima tragedia dimostra come il regime libico sia senza scrupoli e non esiti a mettere a rischio la vita di centinaia di persone facendole partire con imbarcazioni assolutamente fatiscenti e non adatte alla traversata allo scopo di creare pressione migratoria sui Paesi della sponda Nord del Mediterraneo”.

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