Il presidente del Kazakistan, Nursultan Nazarbaiev

Si terranno oggi (ieri, ndr) le elezioni presidenziali in Kazakistan, nazione proprietaria del 3 per cento delle riserve mondiali di petrolio, prima produttrice globale di uranio. Il risultato appare scontato: vincerà Nursultan Nazarbayev, 70 anni, al potere dal 1989.

A febbraio, mentre la rivoluzione popolare tunisina contagiava l’Egitto, il leader asiatico ha annunciato di voler anticipare di un anno le elezioni. Qualcuno ha provato a protestare, visto che dei 22 candidati la commissione elettorale ne ha accettati solo tre, tutti considerati filo governativi. Risultato? Diversi arresti, aumento della censura su internet, il direttore editoriale dell’unico giornale di opposizione sparito da nove giorni.

L’Occidente non ha battuto ciglio: troppi affari in ballo, soprattutto per l’Italia. C’è Eni, attiva nei giacimenti di Kashagan e Karachaganak; ci sono costruttori come Impregilo e Salini, scelti per realizzare una nuova strada diretta in Cina; c’è Unicredit, in cerca di un compratore per le sfortunate attività locali.

Sarà per questo che Silvio Berlusconi, recentemente, si è rivolto così a Nazarbayev: ”Ho visto i sondaggi fatti da una autorità indipendente che ti hanno assegnato il 92% di stima e amore del tuo popolo. È un consenso che non può non basarsi sui fatti”.

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