Telecom, l’ex monopolista delle telecomunicazioni e Mondadori, il primo gruppo editoriale italiano – gioiello della Famiglia Berlusconi – hanno annunciato, nei giorni scorsi, un accordo per la distribuzione dei libri digitali (e-book) della seconda attraverso la nuova piattaforma Biblet della prima.

Telecom, in altre parole, venderà online, i libri della Mondadori, trattenendo per sé il 30% e lasciando, a quest’ultima il 70%.

Il mercato dell’editoria elettronica vale, complessivamente, secondo l’Associazione Italiana Editori, oltre 350 milioni di euro mentre quello – nel nostro Paese appena venuto alla luce – degli e-book, dovrebbe valere, alla fine del 2010, poco più di 3 milioni di euro.

Il fatturato complessivo del mercato librario italiano, tuttavia, è di oltre tre miliardi di euro all’anno e non è un segreto per nessuno che l’intera filiera dell’industria editoriale, ripone grande fiducia e altrettanto grande speranza, proprio negli e-book, ovvero nei libri in formato digitale che, già oggi, si possono leggere e sfogliare su PC, E-reader, Tablet PC – come ad esempio l’ormai famoso Ipad – e, persino, smartphone.

Comprensibile, dunque, che l’annuncio dell’accordo raggiunto – e già operativo – tra Telecom e Mondadori abbia sollevato perplessità e malcontento nel mondo degli editori, facendo temere, che stia per nascere un nuovo quasi-monopolio nel mercato editoriale di domani.

Critiche e contestazioni hanno, immediatamente, indotto l’Amministratore Delegato di Telecom a chiarire che l’accordo siglato con il gigante dell’editoria di Segrate non ha carattere esclusivo e che Telecom è pronta a perfezionare analoghi accordi con gli altri editori. Sotto tale profilo, pertanto – benché a pensar male si faccia peccato ma, il più delle volte, si indovina – non resta che attendere gli eventi e verificare se effettivamente Telecom sarà aperta a replicare l’accordo raggiunto con Mondadori, con altri editori, a condizioni eque ed imparziali. Se così non fosse, tuttavia, ci sarebbero le regole dell’antitrust da invocare.

Il punto, che ho già cercato di evidenziare in questo articolo su Wired, tuttavia, è un altro. Telecom ha già annunciato che sta per commercializzare un proprio dispositivo per la lettura degli e-book, che consentirà la navigazione gratuita ai propri utenti tra le pagine di Biblet – la sua libreria digitale – e che consentirà ai clienti della sua libreria di fare acquisti attraverso le proprie sim card e, quindi, senza bisogno di carte di credito.
Si tratta, come pure ho cercato di spiegare, di condizioni non replicabili da altri operatori, intenzionati a distribuire, on line, e-book. Nessuno – o quasi nessuno – infatti potrà garantire alla propria clientela di non pagare le spese di connessione mentre sceglie un libro online o di poter acquistare un e-book, addebitando il relativo costo su una sim card, senza bisogno di carta di credito.

Il sacco dell’editoria di domani – un domani che è quasi presente – è servito: il gigante delle telecomunicazioni ed il Gruppo editoriale del Presidente del Consiglio hanno gettato le basi per spartirsi il mercato editoriale del futuro. Credo si tratti di un fatto gravissimo.

In gioco non ci sono solo – e sarebbe già abbastanza – i 3 miliardi di euro che rappresenteranno in prospettiva il valore del mercato di riferimento ma anche e soprattutto la nostra cultura, alla quale rischiamo di poter accedere, attraverso un unico casello e seguendo le indicazioni ed i suggerimenti di un unico soggetto: il proprietario di quella che è destinata a diventare la principale, se non unica, libreria italiana.

L’operazione, almeno vista dalla parte di Telecom, ha tutti i tratti caratteristici di un possibile, macroscopico, abuso di posizione dominante [n.d.r. siamo dinanzi ad un imprenditore in posizione dominante nel mercato TLC che intende approfittare di tale posizione, in un mercato limitrofo, ovvero in quello della distribuzione di contenuti digitali] e c’è, pertanto, da augurarsi che le Autorità di Garanzia – l’Autorità garante della concorrenza e del mercato e quella delle comunicazioni – intervengano a scongiurare il rischio di un autentico “sacco della cultura digitale”.

Per conoscere meglio Guido Scorza clicca qui

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