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P3: Il gip scarcera Martino. Restano dentro Flavio Carboni e Pasquale Lombardi

L'imprenditore napoletano torna a casa grazie alle rivelazioni sul ruolo della Loggia P3 e conferma: "Cesare è Berlusconi"
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Torna a casa l’imprenditore napoletano Arcangelo Martino, finito in carcere l’8 luglio scorso insieme al faccendiere Flavio Carboni e al giudice-geometra Pasquale Lombardi con l’accusa di associazione per delinquere finalizzata alla violazione della legge Anselmi sulle societa’ segrete nell’ambito dell’inchiesta sulla cosiddetta P3.

Il gip Giovanni De Donato ha concesso gli arresti domiciliari a Martino, accogliendo un’istanza dei suoi difensori, gli avvocati Simon Pietro Ciotti e Giuseppe De Angelis. “Martino ha chiarito alcuni aspetti dei fatti delittuosi contestati – rileva il gip – ma ha chiaramente eluso il suo ruolo effettivo nella ‘societas sceleris’ denominata P3”. Secondo le motivazioni della scarcerazione, Martino avrebbe cercato di auto-ritrarsi come una pedina di Pasquale Lombardi, ma dagli atti, specie dalle intercettazioni, sarebbe emerso un ruolo direttivo di Martino e Carboni su Lombardi. Quest’ultimo appare in realtà più “un importante strumento in un ampio settore di attività illecite che uno strumentalizzatore dell’ingenuo Arcangelo Martino”.

Non sono stati smentiti neppure i rapporti dell’indagato con Flavio Carboni e Marcello Dell’Utri, ma in quest’ambito apparirebbe chiaro il ruolo predominante di Carboni come tramite con Dell’Utri e Denis Verdini.

Nel corso dell’interrogatorio del 18 agosto scorso Martino aveva fornito preziose indicazioni al procuratore aggiunto Giancarlo Capaldo e al sostituto Rodolfo Sabelli sul suo ruolo e quello degli altri nell’ambito della P3 durante un lungo interrogatorio in carcere, in particolare sulle manovre in Cassazione per favorire la Mondadori, e sulle pressioni verso alcuni membri della Consulta per approvare il Lodo Alfano.  Martino avrebbe fornito chiarimenti su alcune intercettazioni e sulla rete di contatti su cui la presunta loggia segreta poteva contare.  Ai magistrati Martino avrebbe, inoltre, ribadito che Cesare era il nome in codice utilizzato nelle telefonato per indicare il presidente del Consiglio Silvio Berlusconi.
La versione di Martino era stata poi confermata di recente nel corso di un altro interrogatorio con gli inquirenti.

Degli arrestati dell’8 luglio scorso, restano dietro le sbarre l’imprenditore Flavio Carboni e Pasquale Lombardi.

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