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Il Fatto ricorda Giancarlo Siani, 25 anni dopo

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Il Fatto Quotidiano il 23 settembre 2009 era in edicola per la prima volta. Abbiamo dei padri ideali, che sono Indro Montanelli e Enzo Biagi. E’ giusto, però, aggiungere Giancarlo Siani, che moriva proprio il 23 settembre di venticinque anni fa, sotto i colpi della Camorra, al Vomero, a due passi da casa.

Giancarlo era un giovane cronista, con in tasca il tesserino dell’Ordine (non ancora professionista) aveva compiuto 26 anni solo qualche giorno prima, il 19 settembre. Fin dai tempi del liceo impegnato politicamente con i movimenti della sinistra studentesca, s’iscrive poi all’università e comincia la professione raccontando il tessuto sociale della sua terra. Inevitabile imbattersi con la Camorra se fai il corrispondente da Torre Annunziata. Scriveva per Il Mattino di Napoli, dove lo avrebbero assunto a breve. Un articolo del 10 giugno 1985 è probabilmente la sua condanna a morte. “La sua cattura (di Valentino Gionta, ndr) potrebbe essere il prezzo pagato dagli stessi Nuvoletta per mettere fine alla guerra con l’altro clan di “Nuova famiglia”, i Bardellino”, questa la frase che scatena la ferocia della Camorra. Nuvoletta si era venduto l’alleato Gionta, con una soffiata ai carabinieri, per evitare una guerra di mafia dagli esiti imprevedibili, ma sicuramente rosso sangue. Nuvoletta era il referente di Totò Riina, il contatto tra la Camorra e Cosa nostra. E’ probabile che lo stesso Capo dei capi abbia dato l’assenso all’omicidio Siani, per cancellare l’onta di un ragazzo pronto a svelare la viltà della mafia, pronto a combatterla attraverso il suo lavoro e con l’impegno sociale.

http://www.giancarlosiani.it/

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