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Budapest Pride, “quasi 200mila” alla marcia vietata da Orban. Militanti di estrema destra tentano di bloccarla (invano)

Il ponte Szabadsag occupato da Patria Nostra: corteo costretto a deviare due volte. La polizia: "Gli organizzatori non collaborano, la situazione è caotica" - Hanno collaborato Emanuele Corbo e Youssef Taby
Budapest Pride, “quasi 200mila” alla marcia vietata da Orban. Militanti di estrema destra tentano di bloccarla (invano)
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  • 14:07

    Calenda: “Qui contro la deriva autoritaria di Orban”

    “L’Europa si fonda sullo Stato di diritto, la tutela del diritto di manifestare pacificamente e di amare chi si vuole indipendentemente dal sesso. Oggi sono a Budapest per testimoniare che i liberali non accettano in silenzio la deriva proputiniana e autoritaria di Orban”. Lo scrive su X il leader di Azione Carlo Calenda che oggi prenderà parte al Pride di Budapest.

  • 14:06

    Installate telecamere di sorveglianza lungo il percorso

    La polizia ha installato camere di sorveglianza lungo tutto il percorso annunciato del Pride che partirà alle 15 del pomeriggio nella capitale ungherese. Saranno usate per sanzionare i partecipanti con multe salate di contravvenzione, usando il sistema di riconoscimento facciale elettronico, in conformità dell’avvertimento del premier Viktor Orban di “conseguenze giuridiche” per i partecipanti. Il sistema finora non era stato mai usato in Ungheria. Gli osservatori dubitano del funzionamento corretto del sistema. “Questo governo non ha saputo gestire sistemi molto meno complessi, come le liste d’attesa nella sanità pubblica”, ha osservato Gabor Horn dell’istituto Republicon. Comunque, la comunità Lgbt ha promesso un assistenza giuridica a tutti gli eventuali sanzionati per far ricorso in tribunale contro le multe. “Un immagine del sistema di riconoscimento facciale sarà insufficiente come prova a carico un tribunale”, ha detto un giurista della comunità.

  • 14:06

    Socialisti Ue: “Qui per difendere il popolo ungherese”

    “Oggi è un giorno importante, siamo qui non solo per marciare a sostegno della comunità Lgbti+ ma per sostenere la dignità degli ungheresi. Orban attacca la società civile, lo stato di diritto, il dissenso. Inoltre attacca le forze pro-europee che sempre staremo a fianco del popolo ungherese. Da qui mando un messaggio alle istituzioni europee: dobbiamo alzare la voce, essere più attivi”. Lo ha detto la presidente del gruppo dei socialisti e democratici al Parlamento europeo Iratxe García Perez, aprendo la conferenza stampa congiunta organizzata in occasione del Budapest pride, nella sede dell’Eurocamera della capitale ungherese, insieme alla presidente del gruppo liberale Renew Europe Valérie Hayer, la copresidente dei Verdi Terry Reintke e la copresidente della Sinistra Manon Aubry.

  • 14:05

    Il punto della situazione prima del via

    Si prevedono numeri record di partecipanti alla marcia del Pride che oggi si terrà nella capitale ungherese Budapest, sfidando un divieto imposto dal governo di Viktor Orban che segna una regressione senza precedenti dei diritti Lgbtq nell’Unione Europea. La coalizione del premier ungherese ha modificato le leggi e la Costituzione all’inizio di quest’anno per vietare la manifestazione annuale, giustificando la sua pluriennale repressione dei diritti Lgbtq con motivazioni di “protezione dei minori”. Mentre Orbán si è sentito incoraggiato dall’offensiva anti-diversità del presidente degli Stati Uniti Donald Trump, le sue iniziative hanno suscitato proteste in patria e condanne da parte dell’Ue e dei gruppi per i diritti umani. Ieri, il leader nazionalista ha affermato che, sebbene la polizia non “disperderà” la 30a edizione della marcia del Pride, coloro che vi hanno preso parte dovrebbero essere consapevoli delle “conseguenze legali”. Nonostante il rischio di una multa, si prevede che oltre 35.000 persone si raduneranno alle 14 vicino al Municipio di Budapest, un’ora prima dell’inizio della marcia. Si prevede che ministri di diversi paesi dell’Ue e decine di legislatori europei parteciperanno, sfidando il divieto, come accaduto a Mosca nel 2006 e a Istanbul nel 2015. Tra questi, anche una nutrita delegazione italiana, dalla segretaria del Pd Elly Schlein al leader di Azione Carlo Calenda, dal responsabile esteri di Iv Ivan Scalfarotto fino alla coordinatrice diritti del M5s Alessandra Maiorino.