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Siria, Israele: “Creiamo una zona demilitarizzata al confine”. Erdogan a Meloni: “Mentalità da occupazione, è in atto un’aggressione” – Diretta

Siria, Israele: “Creiamo una zona demilitarizzata al confine”. Erdogan a Meloni: “Mentalità da occupazione, è in atto un’aggressione” – Diretta
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Momenti chiave

    • 10:36

      Portavoce Idf smentisce notizie sui tank: “Non stiamo avanzando verso Damasco”

      L’Idf smentisce le notizie secondo cui le truppe israeliane stanno avanzando verso Damasco, affermando che stanno operando solo all’interno della zona cuscinetto al confine tra Israele e Siria, sulle alture del Golan. “I resoconti che circolano su alcuni organi di stampa, secondo cui le truppe dell’Idf stanno avanzando o avvicinandosi a Damasco, sono completamente errati”, ha scritto su X il colonnello Avichay Adraee, portavoce in lingua araba dell’Idf.

      “Le truppe dell’Idf sono presenti all’interno della zona cuscinetto e in posizioni difensive vicine al confine per proteggere il confine israeliano”, ha aggiunto il portavoce.

      Nella notte però sono continuati i raid aerei dell’aviazione di Tel Aviv, circa 100 in 12 ore secondo l’Osservatorio siriano dei diritti umani.

    • 09:48

      Media, raid Israele distruggono navi Marina siriana

      Secondo fonti militari citate dai media, la Marina israeliana ha condotto un’ampia operazione per distruggere la flotta navale del regime di Assad in Siria, nel timore che cada nelle mani sbagliate. Numerose navi della Marina siriana dotate di missili sono state distrutte da motovedette missilistiche della Marina israeliana nella baia di Minet el-Beida e nel porto di Latakia, sulla costa siriana.

    • 09:47

      Jolani: “Chiederemo l’estradizione dei criminali del regime di Assad”

      Dopo aver detto che il nuovo “Governo di salvezza” pubblicherà una lista degli ufficiali siriani ricercati per torture e “crimini di guerra” e che saranno date ricompense a chi fornisca informazioni utili a rintracciarli, il leader dei ribelli siriani Abu Mohammed Al Jolani ha aggiunto che ne chiederà l’estradizione e il rimpatrio nel caso siano fuggiti all’estero. Lo scrive il Guardian.

    • 09:23

      Fonti israeliane: ”L’Idf vuole conquistare zone strategiche, non è un’invasione”

      Un funzionario militare israeliano ha affermato che le truppe dell’Idf intendono conquistare una zona cuscinetto all’interno della Siria e “alcuni altri punti che hanno un significato strategico”. L’ufficiale ha parlato a condizione di anonimato e ha respinto le notizie di un’invasione israeliana più ampia, definendole “voci”.

      Dopo il rovesciamento del presidente Bashar Assad, Israele ha inviato truppe in una zona cuscinetto in Siria istituita dall’Onu dopo la guerra del 1973. Ha sottolineato che la mossa era temporanea e aveva lo scopo di prevenire gli attacchi. Ha aggiunto che l’accordo del 1974 che istituiva la zona era crollato e che le truppe siriane si erano ritirate dalle loro posizioni.

    • 09:19

      Al-Mayadeen: “Tank israeliani a 20 km da Damasco, occupate otto località della periferia”

      Non solo un’avanzata sulla zona cuscinetto. Secondo la tv libanese Al-Mayadeen, affiliata al movimento sciita filo-iraniano Hezbollah, nella notte tra lunedì e martedì i tank israeliani hanno continuato ad avanzare dalla zona cuscinetto e si sono posizionati a circa tre chilometri da Qatana, nel Rif meridionale di Damasco che dista soltanto 20 chilometri dalla capitale siriana. Il canale libanese cita fonti locali secondo cui le forze israeliane avrebbero “occupato” otto località alla periferia di Damasco.

    • 09:14

      Il gruppo filoturco dell’Sna ha preso il controllo di Manbij. Reuters: ”È un accordo Usa-Turchia”

      Il comando delle Forze democratiche siriane (Sdf) controllato dai curdi dell’Amministrazione autonoma del nord est (e sostenuto dagli Stati Uniti) ha annunciato martedì mattina che si sono ritirati dalla città di Manbij, ora nelle mani dell’Esercito nazionale siriano (Sna), gruppo di ribelli anti-Assad filo-turchi che controllano il nord ovest del Paese.

      Secondo Reuters, la città a ovest del fiume Eufrate, già in mano al gruppo di ribelli siriani più vicino alla Turchia (e sostenuto militarmente da Ankara) fino al 2017, sarebbe tornata nelle mani dell’Sna dopo un accordo tra Washington e Ankara, secondo fonti di Reuters.

      L’SDF è il principale alleato della coalizione statunitense contro i militanti dello Stato Islamico. La Turchia sostiene che sia guidato da un gruppo terroristico strettamente legato al Partito marxista dei Lavoratori del Kurdistan (Pkk) che combatte lo Stato turco da 40 anni ed è considerato organizzazione terroristica da Ankara e Washington. Un video, verificato dall’agenzia Reuters, ha mostrato le forze dell’opposizione accolte da alcune persone a Manbij, che si trova a circa 30 km a sud del confine turco e a ovest del fiume Eufrate.

    • 09:07

      Idf: “Distrutti aerei e installazioni strategiche in Siria per impedire ai ribelli di prenderne il controllo”

      La radio militare israeliana ha riferito che nei raid sulla Siria l’esercito di Tel Aviv ha distrutto aerei, navi da guerra e installazioni strategiche in Siria ”per impedire all’opposizione di raggiungerli”. Si parla anche di depositi di armi chimiche. 

    • 08:50

      Usa incriminano due alti funzionari dell’ex regime per torture

      I procuratori statunitensi accusano due alti funzionari siriani di aver supervisionato un carcere in cui venivano torturati manifestanti pacifici e altri prigionieri politici, tra cui una donna americana di 26 anni che si crede sia stata giustiziata.

      L’incriminazione ufficiale, tardiva, arriva dopo due giorni dal rovesciamento del governo di Bashar Al-Assad, fuggito a Mosca. L’atto d’accusa era stato depositato il 18 novembre presso un tribunale federale di Chicago. I due nomi indicati nell’accusa sono Jamil Hassan, direttore del ramo dell’intelligence dell’aeronautica siriana, che secondo i procuratori ha supervisionato un carcere e un centro di tortura presso la base aerea di Mezzeh nella capitale, Damasco, e Abdul Salam Mahmoud, che avrebbe diretto l’istituto penitenziario di Sednaya, conosciuto come “mattatoio umano”.

      I due sono accusati di cospirazione per commettere trattamenti crudeli e disumani nei confronti di detenuti civili durante la guerra civile siriana. Secondo i procuratori, i detenuti del carcere venivano frustati, presi a calci, sottoposti a scosse elettriche, bruciati e sottoposti ad altri abusi fisici e psicologici, inclusa la detenzione in celle insieme ai cadaveri di altri prigionieri deceduti.

      Le vittime includevano siriani, americani e cittadini con doppia nazionalità, si legge nell’accusa. Il Syrian Emergency Task Force, un’organizzazione con sede negli Stati Uniti, ha a lungo sollecitato i procuratori federali a intervenire su questi casi, tra cui quello dell’operatrice umanitaria americana di 26 anni Layla Shweikani. Il gruppo ha presentato testimoni che hanno testimoniato delle torture subite da Shweikani nel 2016 in carcere. Le organizzazioni siriane per i diritti umani credono che sia stata successivamente giustiziata nella prigione militare di Sednaya, alla periferia di Damasco.

      Il direttore della Syrian Emergency Task Force, Mouaz Moustafa, ha detto che tra i torturati nel carcere c’erano anche suoi parenti. I procuratori federali hanno dichiarato di aver emesso mandati di arresto per i due funzionari, che rimangono latitanti. Le prospettive di portarli a processo sono incerte.

    • 08:40

      L’Iran condanna Israele per le incursioni in Siria

      Il portavoce del Ministero degli Esteri iraniano Esmail Baghaei Hamaneh ha condannato “fermamente la ripetuta invasione” di Israele sulle infrastrutture siriane e l’occupazione di altre parti del Golan siriano. Baghaei, riferisce l’agenzia di stampa di Teheran Irna, ha condannato il “sostegno a Israele da parte dei Paesi occidentali e il loro silenzio e inazione contro questa chiara violazione della legge”.

      Riferendosi all’azione israeliana nell’attacco militare sul territorio siriano, Baghaei ha definito “questo atto di aggressione una chiara violazione della Carta delle Nazioni Unite” e ha chiesto una “risposta immediata dal Consiglio di sicurezza delle Nazioni Unite per fermare l’aggressione e ritenere responsabile il regime occupante”

    • 08:35

      Concluse le ricerche nella prigione di Sednaya. I caschi bianchi: “Non ci sono altri detenuti, nessun’area nascosta”

      Le ricerche nel famigerato carcere di Sednaya, chiamato anche “il mattatoio umano”, a nord di Damasco si sono concluse lunedì notte. Lo hanno reso noto l’organizzazione umanitaria legata all’opposizione siriana Sirian Civil Defense, anche nota come caschi bianchi, precisando che non sono stati trovati altri detenuti nel complesso, divenuto simbolo della brutalità del regime di Bashar al Assad.

      “La ricerca non ha portato alla luce alcuna area non aperta o nascosta all’interno della struttura”, ha reso noto l’organizzazione di difesa civile siriana in un comunicato, precisando di aver completato una ricerca sistematica del vasto complesso, cercando celle segrete, scantinati nascosti e controllando i cortili e le aree circostanti della prigione, dopo che gli insorti entrati domenica all’alba a Damasco hanno aperto i cancelli del carcere.

      Cinque squadre, tra cui due unità cinofile della polizia K9, sono state coinvolte nella ricerca di ingressi, uscite, pozzi di ventilazione, sistemi fognari, tubature dell’acqua, telecamere di sorveglianza. Nonostante gli sforzi, non sono state individuate aree nascoste o sigillate.

      “Condividiamo la profonda delusione delle famiglie delle migliaia di persone ancora disperse e il cui destino rimane sconosciuto”, hanno dichiarato i Caschi Bianchi.

      Circa 150.000 persone in totale sono state imprigionate nella struttura, che è nota tra i siriani per le brutalità e le torture commesse anche contro migliaia di civili arrestati solo perché oppositori del regime.

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