Lalla e Ildegarda di Bingen: due poetesse mistiche, due donne straordinarie
Coerente con la mia ricerca spirituale tra Oriente e Occidente, e con i consigli di lettura precedenti, vi parlo di due donne straordinarie, due poetesse mistiche tardomedievali: Ildegarda di Bingen (1098-1179) e Lalla (1350 circa-1400 circa).
Da anni si assiste a una renaissance di studi su Ildegarda, figura extra-ordinaria nella storia della spiritualità: mistica, teologa, poetessa, carismatica monaca benedettina, studiosa di erboristeria e gemmologia, pioniera degli studi di linguistica, naturalista, influente consigliera politica, prima compositrice attestata della storia di Occidente. Venerata come santa ufficialmente dal 2012, da ben prima riconosciuta da ricercatori e iniziati di tutto il mondo come fonte di ispirazione, Ildegarda fu considerata voce autorevole dai potenti suoi contemporanei (da Federico Barbarossa a San Bernardo di Chiaravalle, da papa Eugenio III a Filippo d’Alsazia). Eppure, nella umile saggezza delle grandi anime, si definiva “una piuma abbandonata al vento della fiducia di Dio”.
Negli ultimi decenni, Ildegarda è divenuta icona universale della mistica, poiché le sue visioni (anche iconograficamente stupefacenti) sembrano confermare le intuizioni junghiane sull’Inconscio Collettivo: appare evidente come siano molto simili alla rappresentazioni del Divino di diverse tradizioni, dall’Adam Qadmon cabalistico al dio indù Krishna.
Castelvecchi le dedica un volume imponente e bellissimo, Visioni, a cura di Anna Maria Sciacca, imperdibile per tutti gli studiosi della mistica (intesa anche in generale, non solo riferito all’autrice), che raccoglie le sue tre opere principali in latino: Scivias o Tre libri di visioni, Libro dei meriti della vita, Libro delle opere divine. Pregevole il contributo di Anna Maria Sciacca; come scrive nella prefazione Enrico dal Covolo: “il pregio maggiore di questo libro consiste nella presentazione attenta, dettagliata, puntale, appropriata del linguaggio simbolico attraverso il quale Ildegarda ha trasmesso le visioni mistiche che sono all’origine delle sue opere”.
Segnalo, poco precedente a questa edizione, una gemma musicale: Vox Aeternitatis, una nuova, splendida versione delle composizioni di Ildegarda proposte dalla Schola Romana Ensemble, trio composto dal soprano Matelda Viola, Lorenzo Sabene al liuto medievale, Stefano Sabene alla traversa medievale e alle percussioni; disco dedicato alla memoria di Luigi Polsini, stimato contrabbassista, specialista dello studio filologico della musica medievale. Ho avuto il privilegio di assistere alla presentazione di quest’opera alla Fondazione S. Francesca Romana, uno stupendo omaggio a Ildegarda, arricchito da un intervento di Sara Salvadori, tra le massime esperte mondiali del tema, in cui le parti registrate nel disco da Polsini partecipavano, in un ricordo commosso, all’esecuzione dal vivo. Tornerò a parlarne, perché merita molta attenzione.
Ora, invece, ringrazio Ilaria Giovinazzo, poetessa e studiosa di religioni, che ha curato una raccolta eccezionale: Pura luce. Canti mistici del tantrismo kashmiro (Jouvence), cento vakhya (“detti”), ovvero versetti, di Lal Ded detta Lalla, una delle rare figure venerate trasversalmente da indù e mussulmani, vertice sincretico della convergenza di differenti percorsi spirituali verso l’unità dell’esperienza del Divino. Urge chiarire che il termine “tantrico”, degradato dalla distorta commercializzazione occidentale a sinonimo di “sesso libero”, indichi etimologicamente qualsiasi metodo per espandere la coscienza verso la liberazione spirituale, tramite esperienza diretta.
Preziosa e appassionata a riguardo la lunga introduzione di Giovinazzo (che a La Religione della Bellezza dedicò una silloge), in cui contestualizza storicamente la figura di Lalla, tra il sorgere dello Shivaismo kashmiro e l’incontro con la mistica sufi, sulla base delle precedenti tradizioni buddhiste. Della vita di Lal Ded abbiamo ben poche fonti, sfumate tra leggenda e agiografia, ma ci rimangono i suoi versi, accecanti testimonianze di un contatto reale con il Divino, affilate lame di luce poetica, sintesi prossima alla perfezione della verità spirituale universale, ovvero la liberazione come conoscenza diretta della Non Dualità: “Quando con la pratica l’Universo si riassorbe/ quando l’universo si fonde con l’Etere;/ quando il Vuoto si dissolve, non resta che il Bene”. Una voce poetica cristallina, sorella maggiore di tutti i ricercatori della verità.