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Medici furiosi contro la manovra del governo: “Stanziamenti “record”? Vergognoso e offensivo. Meloni fa austerity, così lo stato sociale rischia di saltare in aria”

Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici Anaao-Assomed, parla di "un disastro privo di logica e programmazione". E annuncia una mobilitazione forte: "Useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione"
Medici furiosi contro la manovra del governo: “Stanziamenti “record”? Vergognoso e offensivo. Meloni fa austerity, così lo stato sociale rischia di saltare in aria”
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“Questa manovra è vergognosa e offensiva per i professionisti che tengono in piedi la sanità pubblica in Italia. Produrrà un’erosione del diritto al lavoro e del diritto alla salute. Siamo pronti a una dura mobilitazione. Se necessario, denunceremo l’Italia anche in Europa, andando a Bruxelles”. Mentre parla a ilfattoquotidiano.it, Pierino Di Silverio, segretario nazionale del sindacato dei medici Anaao-Assomed, è su tutte le furie, come buona parte della categoria professionale che rappresenta. Con l’approvazione in Aula al Senato, la legge di Bilancio ha compiuto il passo decisivo verso il via libera finale. Il testo, che ora passa all’esame della Camera e verrà approvato entro fine anno, è per i medici l’espressione di “un disastro privo di logica e programmazione”. Oltreché un segnale d’allarme, perché – commenta Di Silverio – “quando in un Paese la logica economica sovrasta quella politica, il rischio è che salti in aria lo Stato sociale”.

L’insoddisfazione di Anaao-Assomed è condivisa con altre sigle sindacali, come Cimo-Fesmed, Sumai, Fimp e Fimmg. Secondo i sindacati, “il governo Meloni, ostaggio del Mef, ha messo l’austerity davanti al diritto alla salute”. Al di là dei proclami dell’esecutivo sugli stanziamenti “record” di questa manovra, oltre 6 miliardi, la spesa destinata dallo Stato alla sanità pubblica rispetto al Pil si sta progressivamente riducendo: nel 2028 scenderà al 5,9% (la media Ocse è del 7,1%, quella Ue del 6,9%). Un sottofinanziamento che colpisce sia i cittadini – pensiamo all’allungamento delle liste d’attesa, che porta sempre più italiani a rinunciare alle cure – sia i professionisti, sempre più in fuga dal Servizio sanitario nazionale. “La manovra dimostra che l’interesse demagogico e populistico verso i lavoratori della sanità si risolve come sempre in una bolla di sapone. Perché alla fine, quando si parla di soldi, non ci sono mai quelli che vengono promessi”, commenta Di Silverio.

Al centro delle accuse dei camici bianchi c’è un emendamento che, dopo essere stato inizialmente indicato dalla stessa maggioranza come prioritario, è stato poi fatto naufragare nottetempo. Il testo prevedeva lo sblocco di 407 milioni per la dirigenza medica e 25 milioni per quella sanitaria, già stanziati in buona parte nelle precedenti leggi di Bilancio. Fondi che, senza ulteriori oneri per la spesa pubblica, avrebbero ritoccato gli stipendi dei professionisti già a partire dal 1° gennaio 2026 e che invece ora restano in sospeso. “Anche questa manovra economica si è consumata sulla pelle dei lavoratori. Sono state tagliate le risorse che servivano per rendere la professione più appetibile. Il nostro emendamento è scomparso magicamente, mentre quello che foraggia la farmacia dei servizi è stato salvaguardato”.

Per il segretario, quest’ultima è una mossa populistica, non sostanziale: “Si fa percepire ai cittadini che se vanno in farmacia possono risolvere i loro problemi. Ma in realtà questo meccanismo allungherà ulteriormente le liste d’attesa. Perché dopo aver fatto una prestazione in farmacia, spesso a pagamento, il paziente avrà comunque bisogno di un medico ospedaliero per una valutazione o per il referto”.

Di Silverio aggiunge che, nei giorni scorsi, il sindacato ha dovuto intervenire anche per evitare il taglio del riscatto di laurea. “Siamo riusciti a scongiurarlo grazie alle interlocuzioni con i ministeri e con alcuni parlamentari di buon senso. Sarebbe stato un attacco esplicito a chi ha investito per provare ad andare in pensione in tempi umani”, dice.

In ogni caso, resta il fatto che la politica dimostra ancora una volta di non voler affrontare il tema della sanità pubblica da un punto di vista strutturale: “Manca una visione globale. Si rincorrono le emergenze economiche e finanziarie, senza programmare interventi che tutelino davvero il diritto alla salute”, accusa il segretario. Per questo è necessaria una mobilitazione forte, che potrebbe arrivare anche a Bruxelles. “Faremo di tutto per coinvolgere i cittadini. Devono capire che il responsabile del mancato accesso alle cure è il governo – conclude Di Silverio -. Useremo tutti gli strumenti a nostra disposizione, cercando di tutelare i cittadini. Il nostro obiettivo sarà creare disservizi pesanti alla politica, per far capire loro cosa significa un Paese senza i medici”. Il rischio concreto è che, se la situazione non cambierà, le dimissioni dei professionisti dall’Ssn aumenteranno, svuotando ulteriormente reparti in molti casi già sotto pressione. Lavoratori in fuga, alla ricerca di quella dignità professionale che oggi non trovano più negli ospedali italiani.

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