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A Christmas Carol di Dickens compie 182 anni, ma resta sorprendentemente attuale

Come ogni anno leggerò A Christmas Carol, sperando che anche in questi tempi così complicati la magia del Natale si compia e il mondo ci appaia meno triste
A Christmas Carol di Dickens compie 182 anni, ma resta sorprendentemente attuale
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Era il 19 dicembre 1843 quando Charles Dickens pubblicò A Christmas Carol, il romanzo che divenne simbolo del Natale. Da noi tutti conosciuto come Canto di Natale, quest’opera non è semplicemente un racconto natalizio, ma la rappresentazione lucida e drammatica della realtà, un libro politico che attraverso l’uso di espedienti fantasiosi e romantici, si pone come trattato di denuncia della condizione sociale dell’epoca vittoriana.

Tra l’altro, questo libro venne pubblicato dopo un viaggio che Dickens fece in America, luogo nel quale ebbe modo di riflettere molto sulla condizione operaia, sulla povertà e in generale sulle grandi ingiustizie sociali dell’epoca. Dickens pone l’accento sulla disparità sociale, sull’ignoranza e la miseria umana, sull’indifferenza verso le sofferenze altrui e condensa tutto questo nell’avaro Ebenezer Scrooge, personificazione del bieco attaccamento al denaro e della conseguente perdita dei valori fondamentali, della mancata compassione sia per gli altri che per se stesso. Scrooge è disgustato dal modo in cui, attraverso lo spirito natalizio, le persone attorno a lui tentano di affievolire – almeno per qualche giorno – le sofferenze inflitte dalla povertà. Non ne comprende il senso e soprattutto l’utilità, poiché le feste non generano profitto, ma solo spese in più.

Comportano l’assenza dal lavoro del suo unico collaboratore Bob Cratchit e questo si traduce per Scrooge in ulteriore perdita di denaro e nulla conta più del denaro. Il denaro preserva dalla miseria, dall’indigenza, conferisce una posizione e rappresenta l’unica vera sicurezza in tempi così precari. Siamo nell’epoca vittoriana, ma il romanzo di Dickens è sorprendentemente attuale. La corsa al denaro, alla realizzazione personale a discapito di qualsiasi altra cosa, compresi gli affetti, è una costante dei nostri giorni. I valori fondamentali vengono accantonati, messi in stand by per dare la precedenza alla carriera, alla necessità di mantenere un certo status sociale. La famiglia, l’amore, i figli rappresentano spesso degli ostacoli, zavorre che impediscono di dedicarsi totalmente alle proprie ambizioni.

In ogni caso, sono tutte cose che possono essere momentaneamente messe da parte, dando per scontato che saranno sempre lì ad attenderci, una volta raggiunti i nostri obiettivi. Ma ciò che trascuriamo alla fine ci chiede il conto e molto spesso il prezzo da pagare è molto alto, così tanto che nessuna cifra sarà mai in grado di ripagarlo. Ed è proprio quello che il Fantasma dei Natali Passati mostra a Scrooge: l’egoismo e l’avidità lo hanno reso così cieco da impedirgli di vedere quanto amore c’era nella sua vita, a ripagarlo di un’infanzia infelice. Un amore che invece lui considera appunto una zavorra e al quale preferisce rinunciare, pur di perseguire i suoi scopi.

Il Fantasma del Natale Presente lo guida poi attraverso le conseguenze delle sue azioni, costringendolo a fare i conti con la sua triste condizione: la solitudine. Si rende conto di come lo vedono tutti e di quanto siano disgustati dalla sua avidità. Gli mostra ciò che il mondo è diventato, un luogo ameno e privo di empatia, pervaso da miseria e ignoranza, un mondo privo di valori e di attenzione verso il prossimo nel quale le disparità sociali sono profonde e il più debole soccombe, in silenzio e nell’indifferenza generale.

A distanza di 182 anni la società si è evoluta, eppure sorprende come tutto sembra essere rimasto esattamente come Dickens lo ha descritto. La corsa al denaro, l’egoismo e l’indifferenza sociale rappresentano ancora una parte fondamentale di questa società malata, nella quale apparire, possedere è molto più importante che essere. E alla fine, ciò che il Fantasma del Natale Futuro mostrerà a Scrooge è un inevitabile epilogo triste, per lui e per chi ha sofferto a causa sua. Una tomba buia, fredda, con due becchini come unici testimoni della sua dipartita, i quali non sono certo lì per pregare o piangere per lui, ma essenzialmente per svolgere il loro mestiere: sotterrare per sempre l’avido e cattivo Ebenezer Scrooge.

Dickens però offre al suo protagonista una seconda occasione per redimersi, crede nella potenza dell’amore e dello spirito natalizio che riporta al centro i valori fondamentali della vita. Il suo Christmas Carol è sì denuncia del presente, ma anche speranza nel futuro. Quella stessa speranza di cui oggi abbiamo estremamente bisogno e che rappresenta alla fine il motivo per il quale questo romanzo è così amato nel mondo.

A Christmas Carol cambiò per sempre il modo in cui venne percepito il Natale, non a caso Dickens viene ricordato come colui che inventò il Natale. Fu il primo a mostrarci il significato profondo dello spirito natalizio e il suo potere salvifico, capace di unire e di creare empatia. Al netto del consumismo imperante che è purtroppo parte integrante della nostra società, il Natale è infatti l’unica festa che porta con sé un alone di magia, un momento speciale in cui tutto sembra possibile, in cui tutti possiamo avere una seconda occasione per redimerci e per ritrovare il senso profondo di ogni cosa. Il famoso miracolo che si compie la mattina di Natale, quando Scrooge, stordito per la notte passata e col cuore pieno di sofferenza per ciò che i fantasmi gli hanno mostrato, si affaccia alla finestra e capisce che la vita gli ha offerto un’altra possibilità per salvare la sua anima e per recuperare tutto quell’amore e quella gioia che per tanti anni ha sepolto sotto tonnellate di monete d’oro.

Perciò, come ogni anno, leggerò A Christmas Carol, sperando che anche in questi tempi così complicati la magia del Natale si compia e il mondo ci appaia un luogo meno triste e desolato. In fondo, a Natale siamo tutti più buoni. O quasi.

…a te e famiglia!

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