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La Bce boccia le modifiche statutarie di Mps: niente lista residuale per Caltagirone e Delfin

A non piacere alla vigilanza il principio che fa decadere la lista del cda se un azionista rilevante presenta una lista di controllo per il nuovo board
La Bce boccia le modifiche statutarie di Mps: niente lista residuale per Caltagirone e Delfin
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Altolà della Banca Centrale Europea ai margini di manovra dei grandi soci del Monte dei Paschi di Siena sul rinnovo del consiglio di amministrazione della banca partecipata dal ministero dell’Economia, da Francesco Gaetano Caltagirone e da Delfin. La Bce ha bocciato una delle modifiche dello statuto proposte da Mps per consentire al cda di presentare una propria lista di candidati al consiglio da sottoporre all’assemblea, che la prossima primavera sarà chiamata a rinnovare il board.

A non piacere a Francoforte, come ha anticipato Repubblica in edicola mercoledì 24 dicembre, sarebbe il principio di residualità, previsto anche nel decreto Capitali varato dal governo Meloni, che fa decadere la lista del cda se un azionista rilevante – nel caso senese si tratta del gruppo Caltagirone o di Delfin – presenta una lista di controllo per il nuovo board.

Di conseguenza, da quanto si apprende, tale principio non potrà rientrare fra le proposte di modifica dello statuto, che devono ovviamente essere approvate alla Bce per consentire al consiglio di amministrazione presieduto da Nicola Maione di convocare l’assemblea straordinaria in tempo per arrivare poi con le carte in regola all’appuntamento dei soci di primavera. E non è escluso che, per stralciare il punto controverso dalla bozza sulla quale è in corso da alcune settimane il confronto con la Bce, venga convocata una riunione del cda di Mps prima di gennaio.

Gli altri principali punti oggetto di modifica dello statuto, sui quali l’autorità di vigilanza non sembra aver sollevato rilievi, sono la possibilità per il cda di presentare una propria lista, il rinnovo del presidente per un altro mandato e l’eliminazione del vincolo attuale che impedisce a Mps di distribuire fino al 100% degli utili in dividendi.

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