Piatto ricco per le imprese - 7/11
Piatto ricco per le imprese
Le imprese sono i massimi beneficiari delle modifiche last minute che hanno portato il governo sull’orlo della crisi: dietro il maxiemendamento presentato martedì scorso, quasi una manovra nella manovra, c’erano le pressanti richieste di Confindustria che da ottobre lamentava l’assenza di misure per la crescita. Il punto di caduta, dopo ritiri e riformulazioni, è un pacchetto corposo: l’iperammortamento per gli investimenti delle imprese in beni strumentali diventa triennale, arrivano 1,3 miliardi per il credito d’imposta Transizione 4.0 dopo l’esaurimento dei fondi per il più vantaggioso sgravio 5.0 e altri 532,6 milioni per accontentare chi ha investito nella Zona economica speciale per il Mezzogiorno ingolosito dal contributo ad hoc. Le imprese attive nel comparto difesa incassano poi una corsia preferenziale per veder dichiarare “di interesse strategico” i propri progetti, con quel che ne deriva in termini di burocrazia e accesso a fondi pubblici.
In compenso, con l’obiettivo “potenziare la base informativa disponibile per lo svolgimento delle attività di analisi del rischio” da parte dell’Agenzia delle Entrate, sulle fatture tra imprese scatterà a partire dal 2028 una ritenuta dello 0,5% destinata a salire all’1% l’anno dopo. Il gettito previsto a regime è di 1,4 miliardi.
Saltato in extremis, invece, il cadeau per chi riserva ai lavoratori paghe da fame. Un emendamento di maggioranza approvato in commissione consentiva di non versare gli arretrati nel caso un giudice stabilisca che i salari sono in contrasto con l’articolo 36 della Costituzione. Blitz sventato dall’intervento del Colle.