Il mondo FQ

L’Africa dal suo punto di vista: l’Unesco racconta il continente ai giovani con un videogioco e un’enciclopedia

Un progetto rivoluzionario per restituire all'Africa la propria voce attraverso strumenti moderni e accessibili ai giovani
L’Africa dal suo punto di vista: l’Unesco racconta il continente ai giovani con un videogioco e un’enciclopedia
Icona dei commenti Commenti

Un videogioco gratuito sullo smartphone e undici volumi monumentali sugli scaffali: due facce della stessa operazione culturale, quella con cui l’Africa si riprende finalmente la propria storia. La domanda è: cos’era questo continente che rimaneva legato a immaginari e racconti di altri? Chi erano davvero gli africani, prima e dopo la colonizzazione?

L’Unesco ha risposto anche attraverso “African Heroes”, un videogioco sviluppato con la società Netinfo per raccontare la storia africana alla generazione cresciuta con il telefono in mano. Dieci figure emblematiche – dalla regina Nzinga a Zumbi dos Palmares, fino a Toussaint Louverture – diventano personaggi giocabili, pensati per raggiungere almeno centomila giovani in ogni paese del continente grazie alla diffusione capillare degli smartphone nelle aree urbane. Obiettivo: alimentare curiosità storica e autostima, permettendo ai ragazzi di riconoscersi in eroi ed eroine che hanno resistito, guidato, immaginato altri futuri.

Ma il videogioco è solo la punta dell’iceberg di un progetto molto più vasto: la Storia generale dell’Africa, avviata dall’Unesco nel 1964 nel pieno delle indipendenze per contrastare ignoranza e pregiudizi razziali ereditati da tratta atlantica e colonizzazione.

Parliamoci chiaro: non è stata una passeggiata. Più di 550 storici e specialisti, coordinati da un Comitato scientifico internazionale, in cui due terzi dei membri sono africani, hanno lavorato per decenni a un’opera che racconta il continente partendo dal suo punto di vista, non da quello delle ex potenze coloniali. L’Africa è stata a lungo definita “la civiltà della parola”. Poche fonti scritte, soprattutto se cerchi quelle prodotte dagli africani stessi. Quindi come ricostruisci una storia che per secoli è stata tramandata oralmente? Il lavoro è stato immenso.
Basti pensare a questo paradosso: ragazzini africani che studiano storia africana con libri scritti da europei, che raccontano l’Africa come un continente senza storia fino all’arrivo dei colonizzatori. È assurdo, ma è la realtà in troppe scuole africane. Il nuovo modello di insegnamento mira proprio a ribaltare questo schema e a rendere la storia dell’Africa mainstream. Diffusa, studiata, conosciuta.

A Parigi sono stati dunque finalmente presentati i volumi IX, X e XI che chiudono il cerchio dopo 61 anni di lavoro. Il nono volume aggiorna l’intero impianto con le ricerche più recenti, coprendo oltre duemila anni di storia e di storiografia africana; il decimo segue le diaspore nel mondo, ragionando di “Africa globale” attraverso razza, cultura, conoscenza e biografie; l’undicesimo affronta le sfide contemporanee del continente e delle sue diaspore – globalizzazione, cambiamento climatico, disuguaglianze di genere, migrazioni, panafricanismo, trasformazioni politiche – mettendo al centro giovani e donne. Insieme, gli undici tomi vanno dalla preistoria – ricordando che la storia dell’umanità inizia in Africa – al presente instabile delle crisi ambientali e sociali, passando per tratta degli schiavi, colonizzazione, Rinascimento di Harlem e negritudine.

Questo corpus pionieristico, completo di mappe riccamente illustrate, grafici esplicativi e fotografie rivelatrici, ha sostituito le distorsioni coloniali con una prospettiva africana, correggendo l’ignoranza diffusa e i pregiudizi discriminatori attraverso un approccio pluralistico e interdisciplinare alla storiografia.

Occorre disinnescare l’immaginario di popoli condannati alla sconfitta e insegnare ai figli dell’Africa ad amarsi e riconoscersi come protagonisti, non come comparse della storia altrui.

Per andare avanti, un intero continente sta tornando indietro a recuperare ciò che gli è stato strappato: la domanda, adesso, è se il resto del mondo sarà disposto ad ascoltare questa voce, o preferirà continuare a giocare con i vecchi stereotipi. Pole pole, piano piano (in lingua kiswahili). E’ auspicabile che la versione italiana sia on line entro la fine del 2026.

Gentile lettore, la pubblicazione dei commenti è sospesa dalle 20 alle 9, i commenti per ogni articolo saranno chiusi dopo 72 ore, il massimo di caratteri consentito per ogni messaggio è di 1.500 e ogni utente può postare al massimo 150 commenti alla settimana. Abbiamo deciso di impostare questi limiti per migliorare la qualità del dibattito. È necessario attenersi Termini e Condizioni di utilizzo del sito (in particolare punti 3 e 5): evitare gli insulti, le accuse senza fondamento e mantenersi in tema con la discussione. I commenti saranno pubblicati dopo essere stati letti e approvati, ad eccezione di quelli pubblicati dagli utenti in white list (vedere il punto 3 della nostra policy). Infine non è consentito accedere al servizio tramite account multipli. Vi preghiamo di segnalare eventuali problemi tecnici al nostro supporto tecnico La Redazione