“I lettini come cabine per fumatori” - 2/3
“I lettini come cabine per fumatori”
Dottoressa Sarno, i lettini abbronzanti sono classificati come cancerogeni certi, eppure continuano a essere percepiti come un rischio “minore”. Da un punto di vista dermatologico, perché questa sottovalutazione è pericolosa?
“Bisognerebbe forse fare chiarezza sul significato concreto di questa classificazione e avviare un processo di informazione della popolazione così come è stato fatto per esempio con il fumo. Infatti, l’esposizione ai raggi UV associata alle lampade abbronzanti è stata inserita dall’AIRC tra i cancerogeni certi, allo stesso livello del fumo e dell’amianto. Questo significa che esiste un’evidenza forte e scientificamente provata che questi fattori causino il cancro negli esseri umani, mi sembra dunque ovvio che non ci sia nulla da banalizzare. L’errore cognitivo comune è che non si tende a considerare la pelle alla stregua di altri organi. Ma la pelle è in realtà un organo come il cuore, i polmoni, il cervello… Se partissimo da questa considerazione sarebbe forse più facile capire che così come il fumo causa danni irreparabili alle cellule dei polmoni, lo stesso fanno i raggi UV con le cellule della pelle comportando gli stessi tipi di rischi, tra cui invecchiamento precoce e sviluppo di tumori potenzialmente mortali. Per fare un paragone, i lettini abbronzanti potrebbero essere visti come le cabine fumatori degli aeroporti o i palazzi di amianto. È chiaro poi che il rischio dipende dall’intensità, dalla durata dell’esposizione e dalla suscettibilità individuale.
C’è differenza, in termini di danno biologico, tra esporsi al sole naturale e ricorrere ai solarium, soprattutto fuori stagione? E perché la pelle sembra “pagare un prezzo più alto” con i lettini?
Da un lato, come già detto, l’utilizzo delle lampade solari aumenta il rischio e il carico di mutazioni nei melanociti e quindi il rischio di sviluppare melanomi nel corso della vita e ad età più precoci. Dall’altro aumenta anche il numero di melanociti a rischio di sviluppare mutazioni. Questo deriva dal fatto che la superficie corporea esposta a radiazioni durante l’abbronzatura indoor è molto più ampia rispetto a quella normalmente esposta alla luce solare naturale. Il che si traduce in un effetto di campo più ampio che a sua volta implica un rischio aumentato di sviluppare melanomi in aree del corpo che normalmente mostrano un basso danno solare cumulativo ma anche il rischio di sviluppare melanomi primari multipli (come osservato nello studio in oggetto).