Identità, memoria e responsabilità morale - 2/2
Identità, memoria e responsabilità morale
Da un punto di vista psichiatrico, quali rischi o effetti collaterali vede nell’attenuazione o eliminazione dei ricordi dolorosi?
“La manipolazione dei ricordi evoca timori che non sono solo teorici. Il cinema li ha raccontati bene, da Blade Runner 2049 a Minority Report e Total Recall, fino a esempi più popolari come Inside Out o Men in Black. L’idea di cancellare o resettare completamente le esperienze negative entra in conflitto con principi etici fondamentali. Da un lato c’è l’identità personale: noi siamo il risultato delle nostre esperienze e l’integrità psicologica è essenziale. Dall’altro si toccano aspetti come l’autenticità, il senso di giustizia e la responsabilità morale. Senza memoria delle esperienze negative si indebolisce la capacità di imparare dagli errori, di assumersi responsabilità e anche di riparare i danni causati”.
Psicoterapia contro “reset”
Quanto le tecniche psicoterapeutiche tradizionali, come EMDR, CBT o terapia dell’esposizione, mostrano vantaggi o limiti rispetto a questi nuovi approcci biologici?
“Le tecniche psicoterapeutiche tradizionali hanno un principio fondamentale: non cancellare il trauma, ma elaborarlo. Si lavora sull’elaborazione, sull’accettazione e sulla possibilità di andare avanti in modo più sano. Il dolore non viene rimosso, viene trasformato. È una differenza sostanziale rispetto all’idea di una meccanizzazione del cervello, come se bastasse intervenire su un interruttore. La psicoterapia punta invece sulla crescita e sullo sviluppo che possono nascere anche dall’attraversamento delle esperienze dolorose”.
Dal suo osservatorio clinico, come valuta la dimensione etica di interventi capaci di modulare i ricordi? Dove si pone il limite tra cura del trauma e “reset” delle esperienze?
“Il dolore ha anche un ruolo formativo, relazionale e morale. Diversi anni fa, lo scrittore Peter Cameron pubblicò un libro dal titolo Un giorno questo dolore ti sarà utile (Adelphi, 2007). Si tratta di un concetto fondamentale soprattutto nella crescita, e in particolare nell’adolescenza. Cancellare il dolore significa cancellare una parte essenziale dell’essere umano, perché è proprio il ricordo delle esperienze dolorose che ci permette di riconoscere ciò che ci ha fatto male e di evitare, in futuro, le stesse situazioni, relazioni o contesti che ci hanno danneggiato. In definitiva, c’è una differenza profonda tra dimenticare, elaborare e andare oltre. È lì che si gioca il confine etico tra un’illusione di reset e una reale possibilità di maturazione”.